Lo spazio di Kronos
di Francesco Careri
pubblicato su Osservatorio del Paesaggio Catalan ohttp://catpaisatge.net
di Francesco Careri
pubblicato su Osservatorio del Paesaggio Catalan ohttp://catpaisatge.net
“In
principio fu Kaos, poi fu subito Gaia dall’ampio seno,
per sempre
dimora di tutti gli immortali che possiedono la vetta dell’Olimpo nevoso
e il Tartaro tenebroso, negli abissi della
terra dagli ampi cammini (…)
Gaia per
prima generò, uguale a sé, Urano stellato, perché tutta in giro la chiudesse (…)
E dopo di
loro venne il più giovane Kronos dai tortuosi consigli,
il più
terribile tra i figli, e concepì odio per il vigoroso genitore”
(Esiodo, Teogonia,116-9; 126-7; 137-8)
In un paesaggio ancora privo di Spazio e di Tempo, l’errante Kaos - il cui nome porta in sè il
Ka dell’eterna erranza – si avventura tra gli ampi cammini della notte paleolitica. Va ad esplorare e
interpretare il mondo, a cercarvi un ordine, fino a inventare prima la Madre
Terra e poi il Cielo Stellato. All’era di Kaos segue infatti la prima generazione
di dei, quella di Gaia e Urano, dove finalmente Kaos comincia ad orientarsi con
la geografia e, uguale a questa, l’astronomia. Ma ecco che dallo spazio tra
Terra e Cielo nasce il Tempo - Kronos – che metterà fine al regno del padre
Urano. Kronos gli taglia i testicoli con la complicità di Gaia, la Dea Madre
che regnerà anche con lui. Fino a quando Zeus imprigionerà Kronos nell’ Isola
dei Beati, dando luogo così alla terza generazione degli dei olimpici,
sicuramente più familiare a voi lettori.
È da qualche tempo che continuo a farmi
domande su Kronos. Il Tempo nasce dall’incontro tra Terra e Cielo? Nell’uomo errante
nasce prima il concetto di Spazio e dopo quello di Tempo? Che implicazioni hanno
questi fatti con le arti della trasformazione dello spazio, con l’architettura ed
il paesaggio? Come erano fatti i templi dedicati a Kronos? Kaos errante ha
inventato l’Architettura come lo Spazio che imprigiona il Tempo? Perché Kronos
viene imprigionato?
Tra Terra e Cielo c’è Orizzonte e mi
immagino che Kronos sia stato inventato proprio lì. In quella linea certa che
divide e unisce Gaia e Urano, sopra cui si muovono le nuvole, i venti, le
piogge, le stelle, la luna con tempi strani e il sole tempi certi. Nell’era di
Kronos – e siamo ormai entrati nel neolitico – con i menhir si costruisce il
primo orizzonte artificiale, uno spazio non più di fenomeni in movimento ma di
oggetti situati. Sono convinto che i menhir, i Verticali, siano serviti al Kaos
errante non solo per orientarsi e non perdersi nell’Orizzonte dagli ampi
cammini, ma anche a comprendere il Tempo, a interrogarlo, conoscerlo,
misurarlo, venerarlo. La più monumentale costruzione di menhir, il grande
allineamento di Carnac in Bretagna, è stata più volte definita un calendario di
pietra. È un immenso paesaggio di filari di menhir allineati, del tutto simile
allo spazio interno della sala ipostila del tempio di Amon Karnak, la prima
architettura in pietra costruita in Egitto nel II millennio. E non è difficile
immaginare, in queste foreste di menhir e colonne, le camminate rituali, le processioni
e forse le danze ritmiche con cui cantare Kronos. Forse i Carnac o Karnak – e
faccio qui notare le consonanti KRN di KRoNos – erano gli antichi templi di
Kronos dai tortuosi consigli, nati a celebrare il mistero del tempo che scorre
incessante, strumenti della sua possibile misurazione con cui calcolare le ore,
i mesi, le stagioni e andare indietro negli anni, raccontare la propria storia.
Spazi di incontro per sfuggire l’idea del Tempo umano che finisce. Forse è per
questo che questi antichi spazi dell’andare si sono trasformati in prigioni
dello stare, architetture per imprigionare Kronos, per non lasciarlo andare più
via.
È da qualche tempo allora che mi
chiedo dov’è Kronos. Che senso avrebbe oggi fare un Karnak, un luogo da
dedicare al Tempo? A quale Tempo, a quello degli orologi? Cercare ancora Kronos
nell’Orizzonte? Inventare architetture per cantare il passaggio del sole e delle
nuvole tra Terra e Cielo? Io non credo sia più l’epoca di imprigionare Kronos
con l’architettura, è giunta l’ora di liberarlo negli antichi Karnak. Torniamo
indietro a cercare anche il buon vecchio Kaos, e che tra loro si uniscano, il
perdersi ed il tempo.
I Nuovi Karnak saranno Spazi per
perdere Tempo. Lo avevano capito bene il buon vecchio Constant e i suoi compagni
situazionisti: “I nuovi poteri tendono a un complesso di attività umane che si
situa oltre l’utilità: i tempi disponibili, i giochi superiori”. Sottrarsi al
consumismo del tempo, liberare il Tempo Libero dal mercato, sperimentare Nuovi
Giochi esplorando e producendo Spazi Liberi, costruire contrattempi.
Dice Stalker: "Chi perde Tempo
guadagna Spazio".
Chronos’ space
“Verily at the first Chaos came to be, but
next wide-bosomed Earth, the ever-sure foundations of all the deathless ones
who hold the peaks of snowy Olympus, and dim Tartarus in the depth of the
wide-pathed Earth [...]
And Earth first bore starry Heaven, equal to
herself, to cover her on every side [...]
After them [the children], was born Chronos,
the wily, youngest and most terrible of her children, and he hated his lusty
sire.”
(Hesiod, Theogony: 116-9; 126-7; 137-8)
In a landscape still without Space and Time, roving Chaos ventured along
the wide paths of the Palaeolithic night. He explored and interpreted the
world, looking for order until inventing, first, Mother Earth and, second,
Father Sky. The age of Chaos thus made way for the first generation of gods,
Gaia and Uranus, a time in which Chaos finally turned his gaze towards
geography and the land and, similarly, towards astronomy and the stars.
However, Time (Chronos) was born in the space between Heaven and Earth, putting
an end to his father Uranus’ reign. Chronos cut off his father’s testicles with
complicity from Gaia, the Mother Goddess. Chronos then ruled jointly with her
until Zeus imprisoned him on the Fortunate Isles, making way for the third
generation of Olympian Gods which you, the readers, are probably more familiar
with.
I have been wondering about Chronos for some time now. Time was born from
the union between Heaven and Earth? Nomadic men first created the concept of
Space and later Time? What relation does all this have with the art of
transforming space, with architecture and with landscape? What were the temples
dedicated to Chronos like? Did wandering Chaos invent Architecture as a Space to
imprison Time? Why was Chronos imprisoned?
Between Heaven and Earth is the Horizon, which is what I imagine Chronos
invented, that clear line dividing and joining Gaia and Uranus, with the
clouds, winds, rains, stars, the moon with its erratic cycles and the sun with
its precise interludes moving above. In Chronos’ time —fully now in the
Neolithic—, the first artificial horizon was built with menhirs or standing stones, making it a space which no longer
consisted of phenomena in movement but fixed objects. I’m convinced that these menhirs served wandering Chaos not only
to orient himself and avoid getting lost along the Horizon and its broad paths
but to also understand Time, interrogate it, understand it, measure and
venerate it. The construction of the most monumental menhirs, the great alignment in Carnac
(Brittany, France), has been defined several times as a stone calendar. It is
an immense landscape of arranged menhirs,
very similar to the interior space found in the Great Hypostyle Hall of Columns
in the Amon Karnak temple, the first example of stone architecture built in Egypt in the
second millennium BC. It is not difficult to imagine ritualised walks,
processions and even rhythmic dances dedicated to Chronos amongst these forests
of menhirs and columns. Perhaps both
Carnac and Karnak —stressing here the
consonants in ChRoNos— were the ancient temples dedicated to Chronos, the one with the tormented mind. Perhaps
they were created to celebrate the mystery of time which passes by incessantly,
instruments for its possible measurement, aiming to calculate the hours,
months, and seasons and to count back the years to explain their own history.
They were meeting points or spaces in which to escape from the idea of finite
human Time. Perhaps this is why these ancient spaces transformed from places to
go into prisons of being, that is, architecture to imprison
Chronos to keep him from ever wandering again.
For some time, I have also wondered about where Chronos is. What sense
would there be to make a Karnak today, a place
dedicated to Time? And, to which Time? The Time we find in watches and clocks?
Would the aim be to continue searching for Chronos along the Horizon? Or would
it be to invent architecture to sing to the movement of the sun and clouds
between Heaven and Earth? I think now is not the time to imprison Chronos with
architecture. The time has come to free him from the ancient Carnac/Karnak.
Let’s also turn back to search for good old Chaos and to have the act of getting
lost and time join together.
The New Karnaks will be Spaces in which to lose or waste Time. To
paraphrase Constant and his Situationist colleagues who
understood this very well: The new powers
tend towards a series of human activities which go beyond utility: Available
time, superior games. We have to free ourselves from the consumption of
time, liberate Free Time from the market, experiment New Games, exploring and
producing Free Spaces and setting back time.
As Stalker advocates: He who loses
Time gains Space.
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