13/03/23

Walkabout Pasolini. Tra baracche, palazzoni, campi rom e occupazioni abitative

          Articolo pubblicato in: María Bastianes y Andrés Catalán (ed. y trad.), Pier Paolo Pasolini, Maravillosa y mísera ciudad, Ultramarinos, Barcelona, 2022, pp. 222 – 237. Successivamente in: Giorgio De Finis e Claudia Pecoraro, Periferi@, Castelvcchi, Roma 2022, pp. 320 – 329; in corso di pubblicazione con il titolo Rome, Does Pasolini Still Live Here? Amongst shanties, tower blocks, Roma camps and squats, in: Michael Obrist e Antonietta Putzu, The Last Grand Tour, Wien 2023.

Quest’ anno, il 2022, è stato il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, poeta, regista e scrittore e giornalista, testimone attendo delle mutazioni sociali e urbane che tra gli anni Cinquanta e Settanta trasformavano il volto di Roma. La sua morte violenta, avvenuta nel 1975 nella spiaggia ad Ostia, è uno dei tanti misteri italiani ancora avvolto nelle nebbie giudiziarie. Dopo la Città Spontanea delle baracche e dei tuguri, Pasolini non ha potuto vedere i nuovi campi di concentramento per i Rom né i palazzoni brutalisti della Città Pubblica. E seppure avesse profetizzato i barconi dei migranti, non poteva immaginare la Città Meticcia prodotta dalle occupazioni dei movimenti di lotta per la casa. Questo articolo racconta la Roma descritta nei testi di Pasolini per intrecciarsi con le esperienze di chi scrive con Stalker e in seguito con il Dipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre.

Noi siamo qui. Con Dada a Saint-Julien-le-Pauvre (1921-2021)

 
Articolo pubblicato  in: Paolo Bolpagni (ed), Pianeta città, Fondazione Centro Ragghianti, Lucca 2021, pp. 69-84, ed in seguito in: O primero paso inoperante de DADA / El primer paso inoperante de DADA / DADA’s first inoperative step, in Monserrat Pis Marcos (ed.), Caminos Creativos: propuesta de una metodologia de relaciòn entre arte y desplazamieneto, Xunta de Galicia, Santiago de Compostela, 2022, pp. 124 – 141 e 295 – 300,





È possibile immaginare un’estetica che non si impegni,
che si rimuova dalla Storia e anche dal Mercato?
O che almeno tenda in quella direzione?
Che vuol rimpiazzare la rappresentazione con la presenza?
(Hakim Bay, T.A.Z. Temporary Autonomous Zones, 1985, Milano 1993, p.46.)

Il 14 aprile scorso era mercoledì ed ero in giro per Roma con il mio corso itinerante di Arti Civiche. Avevo appena finito di raccontare della prima visita-escursione di Dada, che da sotto il Tevere sbucano due signori con in mano il libro di Georges Hugnet, L'avventura Dada[1] e due immagini fotocopiate: la famosa foto di Dada nel giardino della chiesa e il volantino di apertura della Grande Saison Dada[2]. Non credo che molti altri al mondo abbiano celebrato questo centenario, ma per alcuni il 14 aprile è un giorno importante. È la data della prima azione urbana di Dada, la “visita-escursione” alla Chiesa di Saint-Julien-Le-Pauvre compiuta a Parigi nel 1921. Ne avevo già scritto in passato, ma l’avvicinarsi del centenario di quell’azione e dell’inaugurazione di questa mostra sono stati un invito per approfondire, aggiornare e soprattutto cercare di capire perché sento che quella visita non abbia ancora perso la sua forza propulsiva.