11/01/11

Rom, o dell’impossibilità di essere un figurante



Rom, o dell'impossibiltà di essere un figurante
di Francesco Careri
(publicato in francese in: “de(s)générations” n°13, Saint-Eienne, 2011, pp. 35-42)

Texte en français au fond


“I figuranti sono la notte del cinema, quando il cinema vuole essere un arte per far brillare le stelle”- scrive Didi-Huberman nel numero 09 di questa rivista dedicato ai figuranti, e continua – “sono i non-attori per eccellenza (…) stanno alla storia che si racconta come una tela di fondo costituita di volti, di corpi, di gesta”[1]. Ho cominciato a ragionare a partire da questa frase per capire se i Rom possono rientrare nella categoria dei figuranti[2]. Sicuramente i Rom non sono mai stati protagonisti ma sempre sfondo della Storia. Una Storia loro non l’hanno mai scritta e quella scritta da noi, si sa, non ha mai incluso i vinti, le masse e i derelitti. Ma nella storia del cinema e forse in generale nella storia delle immagini - a parte i film di genere come in Emir Kusturica e Tony Gatlif, dove i Rom sono sia protagonisti che figuranti - non ricordo mai di Rom che passano sullo sfondo. La stessa cosa succede nella realtà della vita quotidiana: quando i Rom compaiono alla nostra vista non sono mai sfondo, sono sempre protagonisti. Se ci si riflette i Rom che passano sul marciapiede non sono mai dei semplici passanti, figuranti o sfondo neutro, perché non passano inosservati, attirano gli sguardi. Gli occhi li seguono fin quando non escono dalla scena, fino al cessato pericolo. Ritornando al cinema, se una camera da presa li inquadrasse mentre passano, non potrebbe fare a meno di continuare a seguirli fin quando non scompaiono, la camera non potrebbe andare su un altro soggetto come se niente fosse. La telecamera passando sullo sfondo avrebbe trovato qualcosa che per sua natura attirerebbe uno zoom, un commento, un apprezzamento, un’interpretazione. Allo stesso modo, se il pennello di un pittore o un obiettivo fotografico li dovesse ritrarre, quella presenza sarebbe sicuramente significante, non potrebbe mai essere una figura anonima.

C’era una porta …


C’era una porta …
L’autorecupero ai tempi del Metropoliz (sulla base di quanto racconta Leroy)
di Francesco Careri
(articolo non pubblicato. scritto in occasione dell'articolo su Abitare, vedi post successivo)



Metropoliz. Stazione Rom-A.


Metropoliz. Stazione Rom-A
di Francesco Careri
(pubblicato su “Abitare” n° 503, pp. 94-101)

Dal cancello si vede una facciata di mattoni con appese una trentina di ruote di bicicletta luccicanti. Sembrerebbe una delle “ciclofficine” nate dappertutto in città, poi osservando le persone che entrano ed escono appare chiaro che quelle sono sicuramente ruote Rom, il simbolo del carro e della carovana, dei figli del vento o meglio del popolo eternamente in fuga. Dentro quel capannone che produceva motori per l’aviazione si trova la nuova “Stazione Rom-A”, un grande spazio voltato sotto cui una comunità di Rom Rumeni si è costruita un villaggio, piccole casette intorno ad una piazzetta comune da cui si diramano vicoli sempre più stretti. Un villaggio dentro una fabbrica, tanti tetti sotto un grande tetto. Vengono in mente le capanne nuragiche di Tiscali, costruite sotto un’immensa caverna più di 4000 anni fa. Invece questa è Roma, via Prenestina all’alba del terzo millennio, nella parte Rom del “Metropoliz”, una delle più interessanti occupazioni della capitale. Siamo in uno spazio autogestito diventato famoso per il servizio di Riccardo Iacona su “Presa Diretta” in cui gli architetti Rossella Marchini e Antonello Sotgia - due nomi storici della controurbanistica romana - proponevano un progetto di 200 nuovi alloggi, in applicazione della delibera del 2007 che consente di trasformare i capannoni industriali dismessi in edifici residenziali, a condizione di destinare una quota all’emergenza casa. Il progetto riguarda la gigantesca fabbrica di salumi della Fiorucci - oggi della Ca.Sa. Srl, l’impresa che costruisce la Metro C - occupata il 27 marzo 2009 dai Blocchi Precari Metropolitani, una delle sigle che insieme ad Action e al Coordinamento Cittadino Lotta per la Casa opera nella capitale per dare uno sbocco concreto all’emergenza casa, un emergenza che a Roma coinvolge più di 100 000 persone.