Articolo pubblicato in: Laboratorio CIRCO (eds), CIRCO. Un immaginario di città ospitale, Bordeaux Edizioni, Roma 2021, pp. 21-32
Tutti gli anni, verso il mese di marzo,
una famiglia di zingari cenciosi piantava la
tenda vicino al villaggio,
e con grande frastuono di zufoli e tamburi
faceva conoscere le nuove invenzioni.
Prima portarono la calamita. Uno zingaro
corpulento, con barba arruffata e mani di passero,
che si presentò col nome di Melquíades, diede
una truculenta manifestazione pubblica
di quella che egli stesso chiamava l’ottava meraviglia dei savi alchimisti della Macedonia.(Gabriel Garcìa Màrquez, Cent’anni di solitudine, 1969)
Domanda: Ci piacerebbe ricostruire la genealogia del progetto CIRCO come l’ultima tappa di un percorso più lungo alla ricerca di uno spazio di relazione con l’alterità, tra l’andare e lo stare, tra nomadismo e sedentarietà. Se tu dovessi trovare un inizio da dove cominceresti?