28/08/24

WAWE IUAV 2024 - DIE WELT ALS LABIRYNTH / IL MONDO COME LABIRITNO, Venezia 27 giugno - 12 luglio 2024

Workshop a cura di Francesco Careri (Stalker / UniRomaTre); collaboratori: Edoardo Fabbri, Simone Lavezzaro, Alberto Marzo, Sara Monaco e Claudia Faraone (ETICity)

Nel 1959 l’Internazionale Situazionista aveva organizzato allo Stedelijk Museum di Amsterdam una mostra dal titolo Die Welt als Labyrinth / Il Mondo come Labirinto, un’opera collettiva pensata come un unico ambiente labirintico che percorreva il museo dall'esterno all'interno. Il pubblico entrava liberamente "come garanzia di non sottomissione all'ottica dei musei" da un grande buco nel muro come una breccia da scavalcare, e da qui cominciava un percorso con porte a senso unico, la cui lunghezza poteva variare dai 200 metri ai 3 chilometri a seconda delle porte che si aprivano, mentre il soffitto variava continuamente fino ad un'altezza di quasi un metro. L’ atmosfera interna era una commistione di interni domestici ed esterni urbani, con piogge, venti, nebbie artificiali, giochi luminosi, termici e sonori, insieme a veri e propri ostacoli che disorientavano e spaesavano gli spettatori che avrebbero dovuto perdersi costruendo i propri percorsi. La mostra non ebbe luogo per controversie con il direttore del museo che per motivi di sicurezza aveva interferito con la creazione del labirinto sottoponendolo alla supervisione dei vigili del fuoco. Una riunione del gruppo votò all'unanimità di annullare la mostra. In omaggio alla mostra non realizzata dei situazionisti, si propone di esplorare il labirinto di Venezia perdendosi attraverso la teoria della deriva urbana, e interrogandosi su cosa significa la parola walkability in una città turistica ed escludente non solo per chi è privo di abilità fisica ma anche di documenti, di cittadinanza o semplicemente di reddito. 

Durante la prima settimana gli studenti hanno compiuto diverse camminate attraverso l’isola di Venezia, Mestre e Marghera con l’utilizzo di oggetti-impedimento, recuperati e trovati lungo il percorso, quali: scale a pioli, tubi idraulici, salvagenti, armadi, bandiera palestinese, tavolino da caffè, deumidificatore, teli e reti da cantiere, briccola, vele nautiche. Un gruppo ha inoltre preferito camminare utilizzando la mancanza di denaro come impedimento invece che un oggetto fisico. Questi espedienti sono serviti per innescare relazioni con le persone incontrate e “inciamapare” in possibili progetti da realizzare. 

Nella seconda settimana è stato chiesto agli studenti di realizzare dei plastici dei loro percorsi domestici dalla propria stanza allo spazio urbano; successivamente divisi in gruppi hanno congiunto questi lavori ai percorsi delle loro derive. Il risultato sono dei plastici che non rappresentano cartesianamente gli spazi della città, ma restituiscono un elaborazione psicogeografica personale dovuta all’intensità emotiva generata dal loro attraversamento. Lo spazio si trasforma diventando l’esito dell’incontro tra la dimensione domestica, l’esperienza del camminare e l’impedimento utilizzato per attraversare la città. 

L’ultima settimana è stata dedicata alla co-creazione dell’allestimento composto da: la nuvola di plastici e impedimenti, il labirinto di banchi, le vele, i fotoromanzi e la videoproiezione. Tutti gli elementi concorrono nel creare uno spazio labirintico che più che un progetto è l’elaborazione e il racconto dell’esperienza mutevole e dinamica del corso, che come il labirinto ideato da Constant invita alla perdita dell’orientamento e al gioco. Dagli “inciampi” avvenuti durante le derive sono sorti cinque piccoli progetti in collaborazione con realtà locali. Due di questi sono stati realizzati e il corso si è concluso con una festa co-organizzata dagli studenti insieme all’associazione Sgrafa masegni e una deriva notturna collettiva da Marghera al Lido di Venezia.





















Die Welt als Labyrinth / The World as Labyrinth

In 1959 the Situationist International planned an exhibition at the Stedelijk Museum in Amsterdam entitled Die Welt als Labyrinth / The World as Labyrinth, a collective work conceived as a single labyrinthine environment that ran through the museum from outside to inside. The public entered freely “as a guarantee of non-subjugation to museum optics” through a large hole in the wall like a breach to be climbed over, and from here began a path with one-way doors, the length of which could vary from 200 meters to 3 kilometers depending on the doors that opened, while the ceiling varied continuously to a height of almost a meter. The indoor atmosphere was a mixture of domestic interiors and urban exteriors, with rains, winds, artificial fogs, light, heat and sound effects, along with real obstacles that disoriented spectators who would have to get lost by constructing their own paths. The exhibition did not take place due to disputes with the museum director, who for safety reasons had interfered with the creation of the labyrinth by putting it under the supervision of the fire department. The group voted unanimously to cancel the exhibition.

As a tribute to the unrealized exhibition of the Situationists, we propose to explore the labyrinth of Venice by getting lost through the theory of the dérive, questioning what the word walkability means in a city that is many times excluding, not only for those without physical abilities but also for those without documents, citizenship or simply income. By walking we will choose places in which we will design and partly realize, a labyrinthine space capable of narrating the walkability of Venice. The course is divided into three weeks: in the first week in the morning there will be theoretical lectures on the relationship between nomadism walking and architecture, in the afternoon we will go walking in the urban spaces of the historic lagoon center, and of the mainland of Mestre and Marghera, with the aim of stumbling upon a project. In the second week we will go back to stay in the chosen places to imagine and design the project in situ, if possible together with the people who everyday use those spaces. In the third week, with a view to the final exhibition, we will try to realize at least part of the project, installing it in situ with the inhabitants, and finally representing it through the means of art and architecture in the spaces of the IUAV. 


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