16/01/12
Labyrinthes Pidgin a Metz
Conférences Labyrinthes Pidgin - Stalker
CENTRE POMPIDOU DE METZ
Autour de l'expo Erre, Variations Labyrinthiques, Francesco Careri, viendra présenter sa pratique. « Les labyrinthes les plus intéressants sont ceux qui n’ont pas de solution mais contiennent seulement des erreurs, pas de clés pour en sortir, pas de carte pour s’orienter, pas de langage pour demander des indications aux habitants. » Francesco Careri.
02/01/12
Una città a Parte. L'apartheid dei Rom in Italia
Una città a Parte. L'apartheid dei Rom in Italia
di Francesco Careri
(introduzione all'inserto speciale L'abitare dei Rom e dei Sinti, de “Urbanistica Informazioni” n° 238, 2011, pp. 23-25)
In Italia esiste un apartheid strisciante (1), una città a parte che si prepara per quei 35.000 Rom e Sinti che da decenni vivono nei campi - gli altri 90.000 per fortuna vivono in case – con densità da tendopoli d’emergenza, lontani dai servizi primari, controllati da guardiania armata e telecamere a circuito chiuso, con orari di ingresso e di uscita, tesserino con foto e codice a barre, reti di recinzione tutto intorno. Sono un frammento di quell’universo dei campi e delle riserve, che con numeri ancora più esorbitanti abitano il nostro pianeta e su cui è stata prodotta una notevole letteratura: zone definitivamente temporanee dove abita l’umanità in eccesso (2), che si aprono quando lo stato di eccezione diventa regola (3), zone di sospensione (4) in una sorta di transitorietà congelata (5), e che producono sindromi di dipendenza e vite sotto trasfusione (6) città appoggiate per terra (7), città nude (8) abitate da cittadini senza diritti di cittadinanza e quindi senza città, o meglio con una città a parte, separata, tutta per loro, solo per loro.
di Francesco Careri
(introduzione all'inserto speciale L'abitare dei Rom e dei Sinti, de “Urbanistica Informazioni” n° 238, 2011, pp. 23-25)
In Italia esiste un apartheid strisciante (1), una città a parte che si prepara per quei 35.000 Rom e Sinti che da decenni vivono nei campi - gli altri 90.000 per fortuna vivono in case – con densità da tendopoli d’emergenza, lontani dai servizi primari, controllati da guardiania armata e telecamere a circuito chiuso, con orari di ingresso e di uscita, tesserino con foto e codice a barre, reti di recinzione tutto intorno. Sono un frammento di quell’universo dei campi e delle riserve, che con numeri ancora più esorbitanti abitano il nostro pianeta e su cui è stata prodotta una notevole letteratura: zone definitivamente temporanee dove abita l’umanità in eccesso (2), che si aprono quando lo stato di eccezione diventa regola (3), zone di sospensione (4) in una sorta di transitorietà congelata (5), e che producono sindromi di dipendenza e vite sotto trasfusione (6) città appoggiate per terra (7), città nude (8) abitate da cittadini senza diritti di cittadinanza e quindi senza città, o meglio con una città a parte, separata, tutta per loro, solo per loro.
Roma, il risveglio meticcio della citta informale
di Francesco Careri
(articolo scritto per il catalgo della mosta "Sao Paolo Calling", gennaio 2011, in corso di pubblicazione)
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