27/08/24

PROTEO, IL KA DEL MARE ?

Dopo anni che ragiono intorno al KA, il simbolo dell'eterna erranza, quel gesto delle mani alzate che permette di attraversare i confini e di incontrare l'altro, sto cominciando a lavorare sull’ipotesi di una sorta di KA del mare. 
È una riflessione che nasce dopo essermi imbattuto in tre rappresentazioni lontane tra loro nel tempo e nello spazio e che sembrano raccontare un odissea senza fine. Le ho riassunte in un telo della serie di opere dell'Atelier Proteo fatte a Stintino nell'estate del 2023.


La più recente è il disegno di una bambina del campo profughi di Idomeni in Grecia, fotografata da Stefano Vallin nel 2016 durante il grande esodo dalla Siria. Il disegno mostra una figura a braccia aperte e con le mani molto grandi. Intorno a lei molte persone, anche bambini, affogano. Il mare è in tempesta e un gommone sgonfio cola a picco. (
https://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2016/04/05/news/dalla-guerra-in-siria-al-viaggio-nel-barcone-nei-colori-di-una-bimba-1.13244059)

La seconda è su una roccia di Bohus, nella Svezia meridionale ed è un graffito dell’età del bronzo in cui tra le barche fuoriesce una figura con le mani alzate. È stato interpretato come “il dio delle cinque dita”, una divinità della fertilità che scaccia i demoni dell’inverno e infonde la forza del sole estivo. Ma in realtà il contesto in cui è inciso sembra essere piuttosto un ambiente marino, un approdo dopo una fuga con barche e naufragi. vicino all’uomo con le mani alzate, ci sono barche con sopra altre figure, una donna priva di braccia e un bambino che alza una mano con un oggetto, sembrano avvicinarsi a terra lanciando segnali. 
(Ling, Johan and Cornell, Per (2010) 'Rock Art as Secondary Agent? Society and Agency in Bronze Age Bohuslän', Norwegian Archaeological Review, 43: 1, 26-43.)


La terza è incisa su una tazza trovata nel 2009 in frammenti sotto il crollo di una capanna dell’insediamento di Filo Braccio a Filicudi ed è conservata nel Museo archeologico di Lipari. Anche questa ci parla di migrazioni e di naufragi, una grande figura con le mani aperte si erge tra barche che sembrano affondare tra le onde in un arcipelago di isole. Siamo nel Bronzo Antico, circa quattromila anni fa, è probabilmente il più antico esempio di rappresentazione narrativa del Mediterraneo. Per la figura umana è stato fatto riferimento a Proteo, un’arcaica divinità marina, una sorta di Poseidone della prima generazione di dei. 
(M.A. Mastelloni, Le isole natanti: le Eolie nella rete di scambi culturali e materiali del Mediterraneo, in Migrazioni e commerci in Sicilia. Modelli del passato come paradigma del presente, Conv. Int. Siracusa 2017, R. Panvini ed., Palermo 2017, pp. 219-244). qui il link al modello tridimensionale della tazza 

qui sotto altre foto del Telo di Proteo.













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