18/09/24

Patrick Düblin's PHD on Stalker, Trasformazioni del Qui ed Ora

Finalmente in inglese una prima uscita editoriale della bella tesi di dottorato di  Patrick Düblin, “Transformationen des Hier und Jetzt. Zwischenräume, Gegenpositionen und die Kunst des Überschreitens in der Praxis des Kollektivs Stalker” (Transformations of the Here and Now. Interstices, Counterpositions and the Art of Transgression in the Practice of the Collective Stalker). Doctoral Dissertation, ETH Zurich, 2023.

la potete leggere e scaricare qui / you can read it and download here!

https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/17549175.2024.2348786



28/08/24

Il Belvedere del Villagio Norman, 2024.


Sabato 24 agosto è stato inaugurato il Belvedere di Normann, uno Spazio d’Arte Comunitario posizionato tra la montagna e il mare. È un luogo dove si potrà ascoltare il silenzio, vedere il tramonto e le stelle, ma anche riunirsi per partecipare ad azioni politiche ed estetiche. Ci sono due parti principali dello Spazio comunitario Belvedere: verso la montagna si trovano due file di sedili scolpiti nella pietra a forma di anfiteatro che evocano i siti megalitici delle capanne di riunione dei villaggi nuragici. Verso il mare si trova il monumento ai cavalli che lavoravano nelle miniere, costruito con i tronchi portati a riva dalle onde. Il monumento evoca la storia di Bosano, un cavallo sepolto qui dal 1957, e dei sette vagoni che trainava negli stretti cunicoli della montagna.
Il Belvedere è un’opera d’arte comunitaria, realizzata interamente grazie al lavoro e alle competenze dei volontari dell’Associazione Villaggio Normann OdV tra le estati del 2023 e del 2024. È stata concepita insieme ai volontari residenti nel Villaggio Normann e al Collettivo Giuseppefraugallery e progettata attraverso un lungo percorso ludico e poetico avviato da Francesco Careri, in più occasioni quando è stato ospitato dalla Comunità Villaggio Normann.

qui l'intervista che mi hanno fatto sul processo creativo del belvedere

qui l'intervista a Ninni Mocco sulla storia del Cavallo Bosano 

di seguito alcune foto del belvedere il giorno dell'inaugurazione

WAWE IUAV 2024 - DIE WELT ALS LABIRYNTH / IL MONDO COME LABIRITNO, Venezia 27 giugno - 12 luglio 2024

Workshop a cura di Francesco Careri (Stalker / UniRomaTre); collaboratori: Edoardo Fabbri, Simone Lavezzaro, Alberto Marzo, Sara Monaco e Claudia Faraone (ETICity)

Nel 1959 l’Internazionale Situazionista aveva organizzato allo Stedelijk Museum di Amsterdam una mostra dal titolo Die Welt als Labyrinth / Il Mondo come Labirinto, un’opera collettiva pensata come un unico ambiente labirintico che percorreva il museo dall'esterno all'interno. Il pubblico entrava liberamente "come garanzia di non sottomissione all'ottica dei musei" da un grande buco nel muro come una breccia da scavalcare, e da qui cominciava un percorso con porte a senso unico, la cui lunghezza poteva variare dai 200 metri ai 3 chilometri a seconda delle porte che si aprivano, mentre il soffitto variava continuamente fino ad un'altezza di quasi un metro. L’ atmosfera interna era una commistione di interni domestici ed esterni urbani, con piogge, venti, nebbie artificiali, giochi luminosi, termici e sonori, insieme a veri e propri ostacoli che disorientavano e spaesavano gli spettatori che avrebbero dovuto perdersi costruendo i propri percorsi. La mostra non ebbe luogo per controversie con il direttore del museo che per motivi di sicurezza aveva interferito con la creazione del labirinto sottoponendolo alla supervisione dei vigili del fuoco. Una riunione del gruppo votò all'unanimità di annullare la mostra. In omaggio alla mostra non realizzata dei situazionisti, si propone di esplorare il labirinto di Venezia perdendosi attraverso la teoria della deriva urbana, e interrogandosi su cosa significa la parola walkability in una città turistica ed escludente non solo per chi è privo di abilità fisica ma anche di documenti, di cittadinanza o semplicemente di reddito. 

2006 - primo corso di Arti Civiche


trovato ora anche questo documento, non resisto a non condividerlo qui.

2008 - l'architettura peripatetica. Progettando con comunità Rom di Roma


vecchio video trovato ora su youtube e che non credo sia in questo blog

Studio critico con Francesco Careri, Roma giugno 2024

27/08/24

ALTRE OPERE DEL CICLO PROTEO 2023







































ALCUNE OPERE DEL CICLO PROTEO 2023

 










tra un attimo, nel postumano

ATELIER PROTEO 2023 (foto di Luca Capuano)


qui sotto seguono altre immagini 

PROTEO, IL KA DEL MARE ?

Dopo anni che ragiono intorno al KA, il simbolo dell'eterna erranza, quel gesto delle mani alzate che permette di attraversare i confini e di incontrare l'altro, sto cominciando a lavorare sull’ipotesi di una sorta di KA del mare. 
È una riflessione che nasce dopo essermi imbattuto in tre rappresentazioni lontane tra loro nel tempo e nello spazio e che sembrano raccontare un odissea senza fine. Le ho riassunte in un telo della serie di opere dell'Atelier Proteo fatte a Stintino nell'estate del 2023.


La più recente è il disegno di una bambina del campo profughi di Idomeni in Grecia, fotografata da Stefano Vallin nel 2016 durante il grande esodo dalla Siria. Il disegno mostra una figura a braccia aperte e con le mani molto grandi. Intorno a lei molte persone, anche bambini, affogano. Il mare è in tempesta e un gommone sgonfio cola a picco. (
https://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2016/04/05/news/dalla-guerra-in-siria-al-viaggio-nel-barcone-nei-colori-di-una-bimba-1.13244059)

La seconda è su una roccia di Bohus, nella Svezia meridionale ed è un graffito dell’età del bronzo in cui tra le barche fuoriesce una figura con le mani alzate. È stato interpretato come “il dio delle cinque dita”, una divinità della fertilità che scaccia i demoni dell’inverno e infonde la forza del sole estivo. Ma in realtà il contesto in cui è inciso sembra essere piuttosto un ambiente marino, un approdo dopo una fuga con barche e naufragi. vicino all’uomo con le mani alzate, ci sono barche con sopra altre figure, una donna priva di braccia e un bambino che alza una mano con un oggetto, sembrano avvicinarsi a terra lanciando segnali. 
(Ling, Johan and Cornell, Per (2010) 'Rock Art as Secondary Agent? Society and Agency in Bronze Age Bohuslän', Norwegian Archaeological Review, 43: 1, 26-43.)


La terza è incisa su una tazza trovata nel 2009 in frammenti sotto il crollo di una capanna dell’insediamento di Filo Braccio a Filicudi ed è conservata nel Museo archeologico di Lipari. Anche questa ci parla di migrazioni e di naufragi, una grande figura con le mani aperte si erge tra barche che sembrano affondare tra le onde in un arcipelago di isole. Siamo nel Bronzo Antico, circa quattromila anni fa, è probabilmente il più antico esempio di rappresentazione narrativa del Mediterraneo. Per la figura umana è stato fatto riferimento a Proteo, un’arcaica divinità marina, una sorta di Poseidone della prima generazione di dei. 
(M.A. Mastelloni, Le isole natanti: le Eolie nella rete di scambi culturali e materiali del Mediterraneo, in Migrazioni e commerci in Sicilia. Modelli del passato come paradigma del presente, Conv. Int. Siracusa 2017, R. Panvini ed., Palermo 2017, pp. 219-244). qui il link al modello tridimensionale della tazza 

qui sotto altre foto del Telo di Proteo.

le derive proteo, video di Aldo Innocenzi per la mostra Niente di Impersonale

17/05/24

Niente di Impersonale, mostra alla Galleria Embrice 20 maggio

Lunedì 20 maggio alle ore 18:30 alla Galleria Embrice si inaugura la mostra "Niente di Impersonale" di Francesco Careri, a cura di Carmelo Baglivo. È infatti la prima mostra personale di una figura che dagli anni Novanta ha soprattutto frequentato forme di arte condivisa quali camminate, eventi e azioni, solitamente messe in atto con stalker, con studenti, con attivisti, attraverso un'attitu
dine rivolta quindi a pratiche artistiche impersonali, relazionali, collettive, comunitarie, volte a costruire città e cittadinanza, Arti Civiche secondo la sua definizione. Senza voler rinnegare niente di tutto questo, alla Galleria Embrice saranno esposti invece alcuni oggetti artigianali tolti per l'occasione dalle stanze della casa dell'autore e dei suoi amici, oggetti nati nel silenzio e nel confronto con la materia, con le proprie capacità creative e manuali, con i propri pensieri. 
Le foto che seguono sono di Martina Pietropaoli.

26/03/24

Xu Xiake e l’arte del vagabondare tra le nuvole

In occasione della prossima uscita della traduzione cinese di Walkscapes, metto qui un mio testo uscito nel libro di Giorgio Casacchia (ed), Xu Xiake. Diario di viaggio, vol. 1, Cafoscarina, Venezia 2019, pp. cxxvi - cxxx, 

Xu Xiake e l’arte del vagabondare tra le nuvole

Perché Bodhidharma venne in Cina?[1] È questa una delle più classiche domande che i maestri zen facevano ai loro discepoli: un koan su cui meditare per giorni, mesi, forse anni, senza mai trovare la giusta risposta. Perché una giusta risposta non c’è, c’è casomai una lunga Via da percorrere, il Tao, e se saremo capaci di cercarla riusciremo forse a trovare la risposta, o meglio ad essere trovati dall’illuminazione. Allo stesso modo, leggendo questo bellissimo diario di viaggi, paesaggi e di incontri, viene da chiedersi: Perché Xu Xiake ha camminato tanto? Perché è partito da casa a ventidue anni e fino alla sua morte, a cinquantasei anni, non ha mai smesso di camminare? Probabilmente anche a questa domanda non c’è risposta. E per risponderci veramente, dovremmo uscire ora di casa, cominciare a camminare, meditare, perder tempo. Lasciare alle nostre spalle il tempo funzionale-lavorativo e ritrovare il tempo ludico contemplativo, impiegare tutto il tempo necessario a comprendere la via. E poi chissà un giorno essere trovati dalla risposta, perché non è proprio vero che ci cerca trova, ma casomai accade che “chi cerca è trovato”, come diceva mio padre. Non sarà dunque quella di leggere questo testo introduttivo, la via per comprendere a fondo il cammino di Xu Xiake, e probabilmente non riusciremo qui a dare la giusta risposta a questa domanda. Possiamo cominciare a percorrerla e a cercarla a partire dai suoi Diari, le uniche tracce che ci possono aiutare in questo cammino. E chi vorrà partire sui suoi passi potrà farlo ora, magari portando con sé un diario su cui raccontare la via con la consapevolezza di un evento, di “diventare degni di ciò che accade”[2], oggi nel nostro mondo come Xu Xiake nella Cina del XVI secolo.

10/03/24

Venerdi 15 marzo, conferenza di GILLES A. TIBERGHIEN

Il 15 marzo 2024, alle ore 14,30, nell'aula Adalberto Libera dell'Ex Mattatoio di Roma, il Master Studi dell'Ambiente e del Territorio / Environmental Humanities vi invita alla conferenza Le paysage est une traversée di Gilles A. Tiberghien, filosofo e studioso delle relazioni tra architettura, arte e natura.  La conferenza è in collaborazione con l'Accademia di Francia a Roma - Villa Medici, sarà introdotta da Francesco Careri e Daniela Angelucci coordinatori del Modulo di Estetica del Territorio e prevede gli interventi di Francesca Alberti, Alix Boillot, Dario Gentili e Annalisa Metta.

Alle ore 17,30 il programma continua con l'inaugurazione dell'opera Make Roma nella sala retrostante l'aula Adalberto Libera.

"La vera leggenda di Stalker" secondo Gilles A. Tiberghien (2004)

Stalker Attraverso i Territori Attuali 1995
tempera acrilica su poliestere e puntinato
con uniposca bianco

LA VRAIE LEGENDE DE  STALKER 

Testo scritto nel 2004 per il catalogo Stalker dell'omonima mostra personale al CapcMusée d’art Contamporaine de Bordeaux, a cura di Thierry Davila e Maurice Frechuret, editions fague. Ripubblicato nel libro Le paysage est une traversée, éd Parenthèses, Marseille 2020 (traduzione italiana in fondo al testo francese)

L’esposizione che si inaugura al Capc (Centre d’Arts Plastiques Contemporains) di Bordeaux il 5 febbraio 2004 coincide con i dieci anni di attività di Stalker. Questa coincidenza lungi dall’essere fortuita, visto che l’atto di nascita del “gruppo” è stato assolutamente frutto del caso e varia se si considera questo o quell’evento più o meno incisivo dell’altro. Se si guarda il nome “Stalker”, si dovrebbe far riferimento al 1995. Se si prende come criterio il momento dove s’incontrano i primi partecipanti di questo collettivo informale, allora si arriverà alle manifestazioni e alle occupazioni studentesche dei decenni precedenti, e si potrebbe scegliere come riferimento il 1990. Se si pensa alla fine dei loro studi e al momento in cui gli Stalker cominciano a definirsi tali, allora si può pensare al 1993, stesso anno in cui si attiva l’operazione politica di lotta contro la corruzione, conosciuta in Italia come all’estero con il nome di “Mani Pulite”. Infine, se si considerano che gli Stalker segnano la fine di un’epoca e reagiscono ad uno stato di deterioramento del panorama politico italiano e internazionale, tenderemmo a far riferimento al 1994, che è anche l’anno in cui entra nella scena politica il “Cavaliere” dalla sinistra figura.

04/03/24

PROGRAMMA CORSO DI TEORIA DELL'ARCHITETTURA


TEORIA DELL’ARCHITETTURA (4 CFU)

docente: Prof. Arch. Francesco Careri

collaboratori: Jacopo Cantalini, Lisa Carignani, Edoardo Fabbri, Alberto Marzo

Opzionale per le Lauree Magistrali in Progettazione Architettonica e Progettazione Urbana

(modulo del Laboratorio di Restauro del Patrimonio Architettonico)

Martedì dalle 14.00 alle 18.00 

25/02/24

GILLES TIBERGHIEN, La città nomade, prefazione a walkscapes, 2002

In occasione della conferenza di Gilles A. Tiberghien del 15 marzo al Master Environmental Humanities, pubblico qui la sua prefazione al mio libro Walkscapes, scritta per la prima edizione del 2002. (traduzioni inglese e spagnola in fondo al testo)

La città nomade

Con Walkscapes Francesco Careri fa qualcosa di più che scrivere un libro sul camminare inteso come strumento critico, come modo ovvio di guardare il paesaggio e forma emergente di un certo tipo di arte e di architettura. L’autore fornisce al gruppo Stalker, in origine composto da giovani studenti di architettura, un’opera che in qualche modo ne radica le attività nel passato, ne determina in ogni caso una genealogia, alla maniera di André Breton che considerava il surrealismo come una sorta di coda di cometa del romanticismo tedesco, e come hanno fatto i romantici di Jena stessi nella loro rivista «Athenaeum» annettendosi Chamfort, Cervantes o Shakespeare e dichiarandoli romantici ante litteram. O come anche Smithson, che nel suo ultimo testo su Central Park faceva del suo creatore, Frederick Law Olmstead, un progenitore della land art.

24/02/24

PROGRAMMA CORSO DI ARTI CIVICHE 2024

CIVIC ARTS + TEORIA + MASTER  (6 CFU)

docente: Prof. Arch. Francesco Careri

collaboratori: Jacopo Cantalini, Lisa Carignani, Edoardo Fabbri, Alberto Marzo, Ginevra Vitelli

opzionale per il 3° anno della LT e per tutte le Lauree Magistrali

Giovedì dalle 14.00 alle 20.00 (itinerante)


GIOVEDI 7 MARZO COMINCIA IL CORSO DI CIVIC ARTS (6 CFU), un corso opzionale per il 3° anno della LT e per tutte le Lauree Magistrali del Dipartimento di Architettura. per vedere i corsi degli scorsi anni vai QUI, invece per iscriversi sul sito di roma tre andare QUI. Il corso si tiene tutti i GIOVEDI POMERIGGIO dalle 14.00 alle 20.00, e quest'anno si intreccia con il corso di Teoria dell'Architettura e con il Master Environmental Humanities, quindi oltre i giovedi, studenti e studentesse sono invitati a partecipare anche ad altri incontri come segue: