04/02/16

Oggi c'è Stalker Rundown @ cava di selce via laurentina

Oggi 4 marzo si ritorna a via Laurentina, sul luogo in cui nel 1969 Robert Smithson aveva realizzato Asfalt Rundown e dove proprio 20 anni fa, il 3 marzo 1996, Stalker gli aveva reso omaggio con Stalker Rundown.
Appuntamento alle 10.00 alla stazione metro Laurentina





Stalker Rundown
Omaggio a Robert Smithson
Ex cava di selce, via Laurentina
Roma 3.3. 1996



Testo dell'invito

Oggi Stalker ha portato a termine un’azione nei Territori Attuali, si è trattato di un omaggio a Robert Smithson.
E' il secondo omaggio che viene da noi realizzato nel territorio romano dopo quello dedicato a Pier Paolo Pasolini il 4 Novembre 1995 lungo la via del Mandrione.
L'azione ha avuto luogo in una cava di selce abbandonata, dove Smithson nel 1969 ha realizzato asphalt rundown, una colata di asfalto giù per un dirupo.

Unica traccia da noi rinvenuta della colata è stata la testimonianza di un ex operaio della cava che ricordava come lì fosse stato realizzato l'asfalto e poi gettato con un camion. Il sito a causa delle continue trasformazioni, la cava è stata abbandonata a metà degli anni Sessanta, è oggi profondamente mutato. Quella che nel 1969 era una landa desolata in pasto alle scavatrici è diventato un paradiso naturalistico, la vegetazione selvaggia si e riappropriata degli oggetti industriali disseminati nell'area, completamente arrugginiti, ora brillano color del fuoco, apparendo e scomparendo tra valli e colline artificiali, negli scavi più profondi si è raccolta l'acqua, è acqua corrente, realizzando zone umide abitate dai tritoni, ci sono colonie di uccelli, abbiamo trovato gli aculei di un istrice. Nei pressi del complesso di lavorazione della selce un grande anfiteatro, un'unica grande collina arcuata di selce tritata e poi abbandonata. Quella selce finemente tritata, assieme al bitume, serve a realizzare l'asfalto. 


Ci  torna alla mente l'esperimento di Smithson usato per provare l'irreversibilità dei processi entropici: "Figuratevi una scatola di sabbia divisa a metà, da una parte sabbia nera dall'altra sabbia bianca. Prendiamo un bambino e facciamolo correre per centinaia di volte in circolo dentro la scatola, fino a quando la sabbia si mischia e diventa grigia; dopodiché facciamolo correre alla rovescia, il risultato non sarà il ripristino della situazione originaria ma un grado maggiore di grigezza ed un aumento dell'entropia." Sempre Smithson nelle sue riflessioni camminando per Passaic parla ancora di bambini e di entropia: "L'ultimo monumento che ho visto era una scatola di plastica o meglio un modello nel deserto. Sotto la luce morta del pomeriggio a Passaic il deserto diventa una mappa della infinita disintegrazione e dell'oblio. Questo monumento di particolari minuti arde sotto un sole che irradia tristezza e suggerisce la tetra dissoluzione di interi continenti, il prosciugarsi degli oceani, non ci sono più foreste e alte montagne, tutto quello che è esistito è ora milioni di grani di sabbia, un immenso deposito di ossa e sassi polverizzati. Ogni grano di sabbia è una metafora morta che equivale all'assenza del tempo e per decifrare una metafora così bisognerebbe farne passare una attraverso il falso specchio dell'eternità. Questa scatola di sabbia sembrava una tomba aperta, una tomba su cui giocano i bambini allegramente." Non saranno quei bambini una metafora dell'umanità che manipolando la terra non fa che aumentare il caos e avvicinare la fine?


Eppure la cava di selce, uno spazio così manipolato dall'uomo, è ora un vivissimo ambiente, come se la terra fosse stata eccitata da tanti sommovimenti, e la natura offesa si fosse dedicata con tutte le forze a risorgere lì più ricca che altrove. Esiste forse un processo inverso all'entropia, in quegli stessi passi inconsapevoli dei bambini che giocano, un processo creativo che, per caso e per gioco, dispone la terra a nuova vita, in -parafrasando Robert Smithson- un gioco di riflessi tra passato e futuro?
Con questa speranza, come quei bambini abbiamo giocato allegramente su quell'ammasso entropico, ci siamo rotolati giù in ricordo della colata di asfalto.
Un’azione infantile con la quale abbiamo festeggiato la scoperta di quel posto, da noi oggi dedicato a Robert Smithson.


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