22/08/14

A Piedi nudi sul G.R.A.

A piedi nudi sul GRA
Una azione comune tra arte e politica
di Francesco Careri (Stalker, LAC_Laboratorio di Arti Civiche Roma Tre)
e Lorenzo Romito (Stalker, Primaveraromana)



“ Rom, Romani, Rumeni…Concittadini da tutto il mondo,
Sentiamo l’urgenza di rimetterci in cammino e vorremmo farlo con voi, per esplorare le trasformazioni di Roma e per condividere il bisogno di cambiamento che oggi in tanti ci accomuna e che quotidianamente in modi diversi cerchiamo di praticare. Questa camminata attorno al raccordo anulare – che durerà tutta la primavera, un giorno a settimana, dal prossimo solstizio (sabato 21 marzo) all’equinozio d’Estate (domenica 21 giugno) - vuole essere un percorso nella e per la trasformazione sociale, per provare a dire che possiamo, sappiamo, vogliamo vivere insieme e che desideriamo, immaginiamo, progettiamo una vita diversa.
Riteniamo, e non siamo i soli, che questa crisi economica, politica e sociale porterà necessariamente ad una trasformazione strutturale del sistema. Non intendiamo pianificare questo necessario cambiamento per non fargli violenza, né resistergli per non fare a noi o ad altri violenza. Vorremmo averne cura, aiutarlo ad aver luogo in maniera più spontanea ed ecologica, cercando di evitare inutili conflitti, o meglio, aiutando questi conflitti ad evolversi in relazioni complesse, innovative e creative. Comprendere e dar luogo a tale trasformazione vuol dire non opporsi al cambiamento, ma piuttosto vigilare sul pericolo che la crisi comporta, ed essere pronti a scoprire le opportunità che racchiude.
Crediamo ci sia la possibilità che, in questa fase della trasformazione, emerga nei comportamenti delle persone una comune consapevolezza. Tale presa di coscienza collettiva può determinare una profonda trasformazione nel processo di autorganizzazione della società. Una tale svolta nell’organizzazione sociale può solo passare per una presa di coscienza che è, si collettiva, ma allo stesso tempo individuale. La società non cambia se noi non cambiamo.
Innescare e condividere questa visione auto e co-evolutiva è l’attuale impegno di Stalker nell’aver cura dell’immanente necessità di una profonda trasformazione sociale.
Invitiamo tutti, comitati, coordinamenti, realtà e comunità presenti sul territorio, singoli cittadini a partecipare, condividere e promuovere questa camminata lungo il G.R.A. affinché diventi una vera occasione di raccordo tra quanti condividono l’esigenza e la pratica di un cambiamento sostenibile.”[1]

Il testo che segue ha forse a che fare con il libro "Sacro Romano Gra" di Niccolò Bassetti e Sapo Matteucci e con il film di Gianfranco Rosi[2]. Ma non siamo qui per discutere o giudicare la sacra opera mediatica, quanto piuttosto per raccontare la nostra esperienza sul GRA approfittando del successo mediatico dell'operazione "GRA" di Nicolò Bassetti. Che non abbia approfittato già lui del nostro lavoro? Questo non lo sappiamo, ma noi approfitteremo di lui raccontandovi del nostro giro lungo il GRA! Quel giro lungo, attorno e attraverso il raccordo anulare realizzato interamente a piedi (è come se avessimo percorso su e giù il Corviale 224 volte... circa) tra il 21 marzo e il 21 giugno del 2009. Un progetto che ha visto l'esperienza di attraversare il territorio metropolitano a piedi per conoscere e cambiare agita a partire dal 1995 da Stalker[3], articolarsi in un percorso artistico di formazione universitaria, con il Corso di Arti Civiche[4] e in un processo artistico di trasformazione sociale con Primaveraromana[5].
Non scriviamo oggi sul GRA dunque solo per narcisismo da artisti né per dimostrare chi lo ha fatto veramente tutto, prima o più lungo, ma per cercare di capire insieme se esiste ancora la possibilità di costruire  un dibattito sullo spazio urbano attraverso le esperienze di ricerca e le ricerche espressive, o se viviamo ancora il tempo esausto in cui il successo mediatico serve soprattutto a cancellare più che a costruire, a vendere più che comprendere, ad isolare più che a connettere. Ritessere motivazioni, esperienza e conseguenze di quella camminata, come materiali di un eventuale dibattito sul GRA insieme a tante altre interessanti operazioni che hanno visto come protagonista l'anello che cinge Roma.
Ma prima bisogna fare alcuni passi indietro, perché di passi appunto si tratta.

Un primo giro di Roma a piedi Stalker lo aveva già compiuto nel 1995 e su quella deriva urbana di quattro giorni chiamata Stalker attraverso i Territori Attuali è stato scritto e detto molto[6]. Sebbene quel primo percorso iniziatico si fosse svolto nei territori di poco esterni al primo anello cittadino, quello ferroviario, molti hanno sempre immaginato che si fosse trattato del giro del GRA e da qui sono sorti alcuni equivoci. Negli anni successivi Stalker ha continuato a costruire la modalità del conoscere Roma camminando e perdendosi tra le sue pieghe, cercando di essere degni di ciò che accade[7].
Nel 2006 si lancia oltre il Grande Raccordo con l'operazione Campagnaromana- distanze, insorgenze e appartenenze oltre città[8]: otto camminate di una settimana svolte in contemporanea, partendo da Civitavecchia, Bracciano, S. Oreste, Tivoli, Colleferro, Lanuvio, Nettuno e Fiumicino ossia da "quelle che erano una volta altre città e ora sono parte del tessuto metropolitano, poli delle principali direttrici che connettono la città al suo contesto", fino a convergere al centro di Roma. Ogni gruppo era caratterizzato dalla presenza di almeno un fotografo un urbanista ed uno scrittore. Dopo questa esperienza il camminare di Stalker diventa sia formazione universitaria in seno a Roma Tre con il Corso di Arti Civiche, che pratica di formazione e trasformazione sociale con Primaveraromana.
Dal 2006 il Corso di Arti Civiche conduce insieme agli studenti lunghe lezioni di circa dieci chilometri a tappa, con il ritmo di un giorno alla settimana, la durata da pranzo al tramonto, per la dimensione di un intero semestre, con tappa finale di due giorni consecutivi e una notte in tenda. Un corso svolto con modalità interamente peripatetica, senza mai entrare nelle aule universitarie se non per l'esame finale, e che negli anni ha tracciato un unico filo ininterrotto: un percorso partito dalle aule del Mattatoio per bagnarsi all'idroscalo di Ostia (2006), che poi ha risalito l'intero Tevere tra baracche e insediamenti abusivi fino a Prima Porta (2007), si è fermato in un campo rom per un anno (2008), poi ha girato intorno alla città lungo il GRA (2009), da qui si è snodato lungo il corridoio pontino salendo ai castelli e poi ridiscendendo ad Ardea (2010), e dopo un semestre di camminate esclusivamente notturne nel quadrante interculturale tra Casilina e Prenestina (2011), ha ripreso il mare seguendo il litorale da Anzio a Fregene (2013). [9]
Nella primavera del 2009, con il giro del GRA, nasce Primaveraromana, un progetto che ha fatto del camminare una pratica creativa di cooperazione e di trasformazione sociale, con la partecipazione di centinaia di persone, comitati cittadini, centri sociali, attivisti sociali ed ambientali, comunità territoriali, migranti. Dopo il GRA sono state percorse le 7 città fuoriporta (2010) e lanciati gli Stati Generali della Cittadinanza, inizio di un processo di costruzione condivisa di una idea di città, sono nate le Agroculture Nomadi (2010) con la raccolta sociale delle olive dei giardini pubblici e dei campi abbandonati per produrre l'olio Pu.Ro., pubblico di Roma, così come delle arance amare, per fare marmellata, nella prima ricorrenza della cacciata dei lavoratori africani da Rosarno. Da questa esperienza, dopo la partecipazione, in seno al movimento mondiale di Occupy, all'Accampata Romana (2011), nasce il Co.Co.Me.Ro - Confederazione delle Comunità Metropolitane Romane (2012), progetto di federazione delle vecchie e nuove comunità territoriali e di pratica, così come la lista Liberare Roma che alle ultime elezioni comunali di Roma ha proposto un articolato programma di governo dell'Oltrecittà, fondato sulla reinvenzione delle relazioni città - campagna, cittadini - istituzioni, noi  - gli altri e passato - futuro. [10]

È all'interno di questo quadro che va letto dunque il giro del Grande Raccordo Anulare di Stalker, un'azione che ha intrecciato tra loro, azione artistica, formazione universitaria e trasformazione sociale, l'estetico e il politico. In quattro mesi, da marzo a giugno, abbiamo camminato per 220 chilometri, tredici tratte compiute con gli studenti e sei uscite costruite con la cittadinanza attiva. Per conoscere e narrare le trasformazioni e mettere in rete le realtà informali che le andavano promuovendo o contrastando a seconda dei casi,  lungo quella strada divenuta la più importante di Roma da quando Roma ha smesso di essere una città. Un anello che sembrava cingere come nuove mura la città ma che si è trasformato negli anni nella colonna vertebrale di una estesa dimensione urbana, l'Oltrecittà, i cui destini a nostro avviso dipendono in gran parte dalla capacità di comprenderne il senso emergente.[11]

Il GRA è stato per noi non tanto l'oggetto di studio, quanto il filo del racconto di una urbanità in divenire, in cantiere e in via definizione, che tutto ingloba, distesa apparentemente senza fine tra insanabili contraddizioni, contraddizioni che riteniamo sia fondamentale esplorare e condividerne la comprensione con chi le abita, per poterle trasformare insieme in nuove e creative relazioni. Una delle mappe che racconta il percorso è disegnata come una ciambella multiforme, di mille colori, simboli e figure che intende riflettere la realtà molteplice, contraddittoria e non semplificabile del sistema attraversato: l'autostrada è quasi sparita, si vedono invece i nostri percorsi a piedi, persone che si stringono la mano (i comitati di cittadini incontrati), simboli paleolitici del KA (incontri), tazzine di caffè (ospitalità), punti esclamativi (criticità) e punti interrogativi (potenzialità). E poi si passa alle macchie colorate degli usi del suolo e dell'abitare che da queste parti si configura quasi sempre come enclave più o meno recintate e fisicamente accessibili: Borgate Consolidate, Toponimi, Piani di zona "pubblici", Piani di Zona "privati", Casali, Edifici Occupati, Campi rom attrezzati, Campi rom autorizzati, Baraccopoli, Baracche Singole, Ripari Occasionali, Scheletri Abbandonati ma riutilizzabili, Rovine romane addomesticate in case, Discariche, Cave, Zone Industriali, Riserve Naturali, Parchi Urbani, Aree Agricole, Cooperative Agricole, Pascoli, Orti, Cantieri in costruzione&†E camminando ecco che gli studenti vedono finalmente quei fenomeni che i libri fanno fatica a raccontare: le parole appaiono ora in tre dimensioni e si toccano con mano in tutta la loro portata: Svendita del patrimonio pubblico, Consumo di Suolo, Compensazioni, Speculazioni Legali, Speculazioni Illegali, Centralità Urbane, Centri Commerciali, discriminazione e Spazi di Eccezione, Gated Communities. Ma tra queste parole si può imparare anche a camminare, a muoversi lungo i Corridoi Faunistici, a immaginare dove sono i Varchi Sotto il GRA, a scorgere i Passaggi sui Fossi, gli Accessi dei Parchi e delle Tenute, i Punti in cui i muri e le reti a tutela delle differenze e della incomunicabilità possono essere scavalcati per tessere inedite relazioni. L'esperienza insegna a come inciampare, salutare, entrare e mettere in contatto tra loro universi lontani, bellissimi paesaggi arcaici ancora incontaminati e nuove rovine sociali come le immense Cave Rupestri di Via di Salone poste proprio accanto al nuovo e inaccettabile Villaggio della Solidarietà dove Veltroni ed Alemanno hanno richiuso i Rom. [12]

Dal punto di vista più politico-urbanistico, il GRA è stato per Stalker un territorio sociale da esplorare e riconnettere e la nostra è voluta essere un'azione conoscitiva ma allo stesso tempo trasformativa. Non si è voluto compiere l'esperienza a piedi del GRA per poi rappresentarlo attraverso gli strumenti dell'arte come la narrazione delle storie dei personaggi o le belle immagini dei luoghi incontrati. La nostra azione artistica ha voluto essere civica e condivisa, produrre un "comune" tra gli spazi attraversati e le comunità che li abitano, cercando di far emergere e tessere insieme in un disegno di convivenza le pratiche creative di chi oggi cerca di sfuggire la violenza di una trasformazione dall'alto astratta e ignorante, guidata solo dal profitto, dalla cancellazione dello spazio fisico e delle relazioni umane a vantaggio dell'astratto profitto, una pratica che intende costruire città e cittadinanza. Siamo andati ad ascoltare e raccontare le voci critiche di chi conosce la terra urbana e ne difende i beni comuni, chi ne denuncia i guasti ambientali e sociali spesso proponendo soluzioni alternative, a comprendere le motivazioni di chi al conflitto risponde con il conflitto. Siamo stati una carovana che chiama a raccolta altri cittadini, che bussa alle porte e prende appuntamenti per conoscere modi di abitare diversi, lotte e progetti spesso inascoltati e sconosciuti alla gran parte del pubblico del grande spettacolo metropolitano. Il senso politico del nostro andare è un tentativo di costruire reti intorno al GRA per mettere in relazione chi da anni lotta per lo stesso problema chi è parte di uno stesso conflitto, chi non vede in un quadro più allargato le interconnessioni tra fenomeni a prima vista non comunicanti. Tutto questo lo abbiamo raccontato da Stalker, performandolo con i nostri corpi: entrando di soppiatto in proprietà private, scavalcando recinzioni, andando a suonare ai citofoni, chiedendo ospitalità a chi poteva offrirci un caffè o un bicchier d'acqua e nel frattempo condividendo conoscenze, con quell' impertinenza, ovvero non appartenenza, propria di chi vuol fare della propria ricerca assieme una esperienza di vita, un progetto politico ed una opera d'arte

Dal punto di vista artistico abbiamo lavorato su quella che già è una opera d'arte, perché il GRA non è solo una infrastruttura ingegneristica, una anticipazione urbanistica, un piano regolatore in via di attuazione, il GRA è anche e soprattutto una opera d'arte, un oggetto che può essere letto al di là della sua funzione, nel suo aspetto non funzionale, meramente performativo. Renato Nicolini ne aveva accennato chiamandola macchina celibe duchampiana[13]. Ma il cerchio disegnato da Eugenio Gra con la matita sulla carta e poi con i bulldozer sulla terra, lo si può interpretare anche come un'enorme scultura di Land Art, un grande circolo primordiale di pietre neo-neolitiche che Richard Long o forse Michael Heizer hanno portato a dimensioni enormi, un lungo spazio di asfalto per prolungare all'infinito la sensazione di fine dell'arte raccontata da Tony Smith nella sua estasi notturna nel cantiere della New Jersey Turnpike, un fiume di macchine dove interrogare i Nuovi Monumenti del Passaic River di Robert Smithson[14]. Se si guarda oltre l'aspetto politico-urbanistico, il senso del nostro giro a piedi è stato il compiere una seconda opera usando l'opera GRA come supporto. Un sentiero animale che canta l'anello di asfalto gironzonandogli intorno, un percorso che celebra un percorso. Alla fine del giro quello che ci è rimasto dentro credo sia proprio la dimensione di una grande esperienza estetica: abbiamo fatto a piedi l'intero giro del GRA, punto.
Come spesso accade l'esigenza di rendere tangibile il lavoro realizzato è stata una cartografia del cammino fatto, un'opera condivisa con un maestro ramaio rom rumeno, Mozzo, un grande piatto in rame con incisa una sintetica mappa di Roma e attorno al raccordo il merletto del nostro girovagare a connettere le tante borchie che testimoniano le comunità impegnate nella trasformazione dal basso del territorio. Insieme a questo lavoro insieme la mappa dei commons e delle enclave[15] che prefigura l'uso di spazio comune, assieme agricolo, sociale e culturale dei lacerti di agro, circondato dalle enclave abitative della città contemporanea, luogo di rifondazione della socialità nell'Oltrecittà, hanno raccontato il nostro viaggio, la voglia di tenere insieme visione poetica e visione politica, o meglio la nostra poetica per reinventare la politica: il GRA  grande racconto dell’andare e il GRA grande raccordo dell’autorganizzazione.

A testimonianza di questo complesso ed instabile equilibrio tra estetico e politico, che attraversa Stalker e ci attraversa personalmente, abbiamo portato due testi, l’appello iniziale a Rom Rumeni e Romani che il 21 marzo 2009 ha chiamato a partecipare al nostro giro del GRA aprendo la stagione dell’azione di creatività sociale di Primaveraromana e la seguente riflessione personale a conclusione dell’ultima tappa del giro del GRA, il 21 giugno 2009:



GRA, 24 giugno 2009

Sabato notte, ai margini di Malagrotta, si è concluso il giro del GRA pernottando tra gli alberi di un parchetto della grande terra dei vulcani. Vulcani di immondizie ricoperte di terra e vulcani di pietre a diverse granulometrie sciacquate in laghi cavi pullulanti di gabbiani. Vulcani che crescono ogni giorno di uno strato e che si rimodellano costantemente. Un paesaggio sterminato e inaspettato, "entropico" direbbe Robert Smithson, dove una nuova natura viene generandosi senza possibilità di ritorno, irreversibile. Il giardino dove siamo è un luogo artificiale, un terreno quasi piatto con finti rilievi, una sorta di giardino romantico con alberi piantati senza geometrie e sentieri sinuosi. Il tutto su una terra molto probabilmente contaminata, forse c'è una vecchia discarica sotto questa terra, ci potrebbe essere di tutto. Con il ponentino il paesaggio con le nostre tende viene avvolto da un fetore come di immenso cassonetto, non c'è via di scampo. La sera, dopo il rinterro dei rifiuti arrivano a prendere il fresco gli abitanti della borgata Massimina, cani al guinzaglio, biciclette, comitive, un gruppo di famiglie rumene balla e festeggia accanto a noi fino a tarda notte. Due di loro hanno dormito avvolti nella nostra mappa di ricami rossi e passi neri. Ieri nella sosta pranzo su quella mappa abbiamo fatto il gioco del Grande Racconto dell'Andare in cui ognuno sceglieva un luogo attraversato durante questi mesi. Concentrandomi non mi veniva in mente un luogo preciso da raccontare, ma pensavo soprattutto alla terra, non Terra intesa come globo, ma come terra di terreno che sta per terra. Abbiamo calpestato e visto una enorme quantità di terra. E mi è rimasta particolarmente impressa quella terra che abbiamo incontrato sugli altipiani tra Castel Giubileo e la Bufalotta. Scendevamo in trenta da una collina di territorio vergine, di campagna romana intatta, sterpi, rovi e verdure selvatiche. A un certo punto quella terra veniva coperta da altra terra, milioni di metri cubi di terra degli scavi del GRA e dei nuovi quartieri. Da lì partiva una nuova montagna che arrivava fino alle ruspe e alle gru dei cantieri in alto. Il limite basso della collina era irregolare come la colata di asfalto realizzata da Robert Smithson, Asphalt Rundown, anche quella per altro a pochi passi dal GRA sulla Laurentina. Non c'era una recinzione tra le due terre, quella terra fresca continuava ad avanzare giorno dopo giorno, camion dopo camion. Tutta l'orografia, per ettari ed ettari, stava velocemente mutando, e quella collina romana appena attraversata due mesi fa, oggi è forse già diventata anche lei di Nuova Terra. Una terra di colore uniforme a granulometria fine, un materiale omogeneo, senza macchie, artificiale. È con questa terra che la città si trasforma, non è il vituperato cemento né il velenoso asfalto degli ambientalisti, ma è terra su terra. L'atto primario di fondazione avviene mutando la natura stessa della terra. Come il primo campo incolto e poi sconvolto dall'aratro neolitico.
Questo succede per chilometri tutto intorno a Roma, a una velocità che non si era mai vista prima d'ora nella sua storia. La città sommerge di terra la campagna e ci costruisce parcheggi, strade, palazzine e centri commerciali. Lo so è banale, tutti lo sanno, e infatti se mi chiedo cosa ho imparato camminando in questi mesi non è il fenomeno in sé ma la sua dimensione, qualcosa che le cifre contate in milioni di metri cubi e in migliaia di ettari, non riescono a farti percepire. Nella mia vita non avevo mai assistito a Roma a una velocità simile, è qualcosa di simile alla crescita degli anni sessanta, ai palazzi che vedeva spuntare Pasolini tra i prati. Ma le proporzioni sono moltiplicate, è la scala che sconvolge.
Forse ieri in quanto professore del Corso avrei dovuto dire qualcosa prima di andare a dormire in tenda, magari provare a fare un discorso finale, tirare qualche conclusione, qualche commento o porre semplici domande per dare spazio agli altri, agli studenti. tutti siamo in realtà studenti in questo corso e neanche io non so ancora bene dire che cosa ho imparato, sono stato riempito di spazi e vite molto differenti tra loro, cittadini che non sempre abbiamo in mente quando pensiamo "città": guardacasali indiani, floricoltori pachistani, contrade semiagricole piene di cinesi, operai rumeni che si costruiscono la casa, russi e maghrebini che insieme occupano una fabbrica, signore romane in finestra, o in garage diventati cucine familiari, vecchietti a cui le ruspe hanno divelto i loro orti, vecchietti che vanno a tagliare l'erba per i loro conigli sulle aiuole del GRA, portieri di villettopoli inaccessibili, comitati di signori che subiscono soprusi inauditi.
Canticchio a mezzanotte va la ronda del piacere. Devo dire che tutto questo provoca un immenso benessere per l'anima, non è un piacere fisico infatti ma qualcosa che sa di foresta primordiale che arriva agli strati più animali del nostro cervello. È quella sensazione di rettile, di cinghiale in fuga, di volpe che passa sotto la rete, forse di lupo, di lupa, poi più domesticamente un cane, poi più semplicemente un uomo, a piedi.




[1] Testo di Lorenzo Romito per Stalker, che lancia il progetto “G.R.A. - Geografie dell’Oltrecittà - In cammino per una inversione di marcia” - 21 marzo - 21 giugno 2009.  Un progetto di Stalker, Corso di Arti Civiche della Facoltà di Architettura di Roma Tre, Primavera Romana. I materiali del GRA sono reperibili sui blog del Corso http://www.artecivica2009.blogspot.com/ e di Primaveraromana 2009 http://primaveraromana.wordpress.com/primavera-romana-2009/. Sull’esperienza Giorgio De Finis ha girato una serie di puntate Appunti dal G.R.A., prodotte da In Iride Sfoggio, andate in rete su Pandora TV e oggi non più visibili.
[2] Niccolò Bassetti e Sapo Matteucci, Sacro Romano Gra, Quodlibet Homboldt, Milano 2013. Sul Progetto Sacro Gra di Nuovi Paesaggi Urbani http://www.sacrogra.it/. Una critica al progetto, da noi condivisa, è stata scritta da Antonello Sotgia in la Grande Rinuncia all’Abitare http://www.globalproject.info/it/produzioni/sacro-gra-ovvero-la-grande-rinuncia-allabitare/15249
[4] Su LAC_Laboratorio di Arti Civiche www.articiviche.net e http://articiviche.blogspot.it/
[6] L’archivio di tutti i materiali comprensivi di mappe, testi, diapositive è stato acquisito in forma di grande installazione multimediale dallo Stato Francese ed è oggi parte del Fonds National d’Art Contemporaine. In francia è anche stato pubblicato il libro di Stalker, Stalker à travers les Territoires Actuels, Jean Michel Place, Paris, 2000, tutti i materiali sono scaricabili dal web su: [6]http://www.osservatorionomade.net/tarkowsky/giro%20di%20Roma/giro02.html
[9] Le camminate del Corso di Arti Civiche sono su http://www.articiviche.net/LAC/arti_civiche/arti_civiche.html.
[12] Quella descritta è la mappa delle Geografie dell’Oltrecittà scaricabile da http://primaveraromana.wordpress.com/primavera-romana-2009/graracconti/geografie-delloltrecitta/ ,
[13] Renato Nicolini, Una macchina celibe, in AA.VV, Grande Raccordo Anulare “Gomorra” n. 9, numero monografico, meltemi, Roma 2005, pp 24-26. Il testo è ripubblicato in Niccolò Bassetti e Sapo Matteucci, Sacro Romano Gra… op. cit. Per una bibliografia di base sul GRA vedi anche: Marco Lodoli, Grande Raccordo: i racconti di un'umanità di frontiera, Bompiani, Roma 1989-1991; Mario De Quarto, Grande Raccordo Anulare. Alla ricerca dei confini di Roma, Avagliano, Roma 2005-2008. Sulla relazione tra il Progetto Sacro Gra e la storia del camminare si segnala un recente articolo di Franco Purini, Storie dell’Anello intorno a Roma su Alias del Manifesto http://ilmanifesto.it/storie-dellanello-intorno-a-roma/.
[14] I riferimenti sono ad opere ed artisti trattati nel libro di testo del Corso di Arti Civiche: Francesco Careri, Walkscapes. Walking a san estetic practice / El andar como practica estetica, Gustavo Gili, Barcelona, 2002; trad. it. Walkscapes. Camminare come pratica estetica, Einaudi, Torno 2006.
[15] La mappa e il piatto in rame sono state esposte a Rotterdam (International Architectural Biennale Rotterdam, 2009 ) e Istanbul (Istanbul Biennale, 2010) all'interno della mostra "Open City, designing coexistence", a Vic all'interno della mostra "Apamar. Gràfiques, mètriques i polítiques de l'espai (2011)" e a Barcellona all'interno della mostra " Artesans. Construccions col·lectives de l'espai social" (2012). La mappa "commons ed enclave"  è scaricabile su http://primaveraromana.wordpress.com/primavera-romana-2009/comunita-benicomuni-e-reti/

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