A piedi nudi sul GRA
Una azione comune tra arte e politica
di Francesco Careri (Stalker,
LAC_Laboratorio di Arti Civiche Roma Tre)
e Lorenzo Romito (Stalker,
Primaveraromana)
foto di Giulia Fiocca e Luca Ventura.
pdf on PLANUM: http://www.planum.net/planum-magazine/books-reviews-1/ibidem-n-2-le-letture-di-planum
pdf on PLANUM: http://www.planum.net/planum-magazine/books-reviews-1/ibidem-n-2-le-letture-di-planum
“ Rom, Romani, Rumeni…Concittadini da tutto il mondo,
Sentiamo l’urgenza di rimetterci in cammino e vorremmo farlo
con voi, per esplorare le trasformazioni di Roma e per condividere il bisogno
di cambiamento che oggi in tanti ci accomuna e che quotidianamente in modi
diversi cerchiamo di praticare. Questa camminata attorno al raccordo anulare –
che durerà tutta la primavera, un giorno a settimana, dal prossimo solstizio
(sabato 21 marzo) all’equinozio d’Estate (domenica 21 giugno) - vuole essere un
percorso nella e per la trasformazione sociale, per provare a dire che
possiamo, sappiamo, vogliamo vivere insieme e che desideriamo, immaginiamo,
progettiamo una vita diversa.
Riteniamo, e non siamo i soli, che questa crisi economica,
politica e sociale porterà necessariamente ad una trasformazione strutturale
del sistema. Non intendiamo pianificare questo necessario cambiamento per non
fargli violenza, né resistergli per non fare a noi o ad altri violenza.
Vorremmo averne cura, aiutarlo ad aver luogo in maniera più spontanea ed
ecologica, cercando di evitare inutili conflitti, o meglio, aiutando questi
conflitti ad evolversi in relazioni complesse, innovative e creative. Comprendere
e dar luogo a tale trasformazione vuol dire non opporsi al cambiamento, ma
piuttosto vigilare sul pericolo che la crisi comporta, ed essere pronti a
scoprire le opportunità che racchiude.
Crediamo ci sia la possibilità che, in questa fase della
trasformazione, emerga nei comportamenti delle persone una comune
consapevolezza. Tale presa di coscienza collettiva può determinare una profonda
trasformazione nel processo di autorganizzazione della società. Una tale svolta
nell’organizzazione sociale può solo passare per una presa di coscienza che è,
si collettiva, ma allo stesso tempo individuale. La società non cambia se noi
non cambiamo.
Innescare e condividere questa visione auto e co-evolutiva è
l’attuale impegno di Stalker nell’aver cura dell’immanente necessità di una
profonda trasformazione sociale.
Invitiamo tutti, comitati, coordinamenti, realtà e comunità
presenti sul territorio, singoli cittadini a partecipare, condividere e
promuovere questa camminata lungo il G.R.A. affinché diventi una vera occasione
di raccordo tra quanti condividono l’esigenza e la pratica di un cambiamento
sostenibile.”[1]
Il testo che segue ha forse a che
fare con il libro "Sacro Romano Gra" di Niccolò Bassetti e Sapo
Matteucci e con il film di Gianfranco Rosi[2]. Ma
non siamo qui per discutere o giudicare la sacra opera mediatica, quanto piuttosto
per raccontare la nostra esperienza sul GRA approfittando del successo
mediatico dell'operazione "GRA" di Nicolò Bassetti. Che non abbia
approfittato già lui del nostro lavoro? Questo non lo sappiamo, ma noi
approfitteremo di lui raccontandovi del nostro giro lungo il GRA! Quel giro
lungo, attorno e attraverso il raccordo anulare realizzato interamente a piedi
(è come se avessimo percorso su e giù il Corviale 224 volte... circa) tra il 21
marzo e il 21 giugno del 2009. Un progetto che ha visto l'esperienza di
attraversare il territorio metropolitano a piedi per conoscere e cambiare agita
a partire dal 1995 da Stalker[3],
articolarsi in un percorso artistico di formazione universitaria, con il Corso
di Arti Civiche[4] e in un processo artistico
di trasformazione sociale con Primaveraromana[5].
Non scriviamo oggi sul GRA dunque
solo per narcisismo da artisti né per dimostrare chi lo ha fatto veramente
tutto, prima o più lungo, ma per cercare di capire insieme se esiste ancora la
possibilità di costruire un dibattito
sullo spazio urbano attraverso le esperienze di ricerca e le ricerche
espressive, o se viviamo ancora il tempo esausto in cui il successo mediatico
serve soprattutto a cancellare più che a costruire, a vendere più che
comprendere, ad isolare più che a connettere. Ritessere motivazioni, esperienza
e conseguenze di quella camminata, come materiali di un eventuale dibattito sul
GRA insieme a tante altre interessanti operazioni che hanno visto come
protagonista l'anello che cinge Roma.
Ma prima bisogna fare alcuni passi
indietro, perché di passi appunto si tratta.
Un primo giro di Roma a piedi
Stalker lo aveva già compiuto nel 1995 e su quella deriva urbana di quattro
giorni chiamata Stalker attraverso i
Territori Attuali è stato scritto e detto molto[6].
Sebbene quel primo percorso iniziatico si fosse svolto nei territori di poco
esterni al primo anello cittadino, quello ferroviario, molti hanno sempre
immaginato che si fosse trattato del giro del GRA e da qui sono sorti alcuni
equivoci. Negli anni successivi Stalker ha continuato a costruire la modalità
del conoscere Roma camminando e perdendosi tra le sue pieghe, cercando di essere degni di ciò che accade[7].
Nel 2006 si lancia oltre il Grande
Raccordo con l'operazione Campagnaromana-
distanze, insorgenze e appartenenze oltre città[8]: otto camminate di
una settimana svolte in contemporanea, partendo da Civitavecchia, Bracciano, S.
Oreste, Tivoli, Colleferro, Lanuvio, Nettuno e Fiumicino ossia da "quelle
che erano una volta altre città e ora sono parte del tessuto metropolitano,
poli delle principali direttrici che connettono la città al suo contesto",
fino a convergere al centro di Roma. Ogni gruppo era caratterizzato dalla
presenza di almeno un fotografo un urbanista ed uno scrittore. Dopo questa
esperienza il camminare di Stalker diventa sia formazione universitaria in seno
a Roma Tre con il Corso di Arti Civiche, che pratica di formazione e
trasformazione sociale con Primaveraromana.
Dal 2006 il Corso di Arti Civiche
conduce insieme agli studenti lunghe lezioni di circa dieci chilometri a tappa,
con il ritmo di un giorno alla settimana, la durata da pranzo al tramonto, per
la dimensione di un intero semestre, con tappa finale di due giorni consecutivi
e una notte in tenda. Un corso svolto con modalità interamente peripatetica,
senza mai entrare nelle aule universitarie se non per l'esame finale, e che
negli anni ha tracciato un unico filo ininterrotto: un percorso partito dalle
aule del Mattatoio per bagnarsi all'idroscalo di Ostia (2006), che poi ha
risalito l'intero Tevere tra baracche e insediamenti abusivi fino a Prima Porta
(2007), si è fermato in un campo rom per un anno (2008), poi ha girato intorno
alla città lungo il GRA (2009), da qui si è snodato lungo il corridoio pontino
salendo ai castelli e poi ridiscendendo ad Ardea (2010), e dopo un semestre di
camminate esclusivamente notturne nel quadrante interculturale tra Casilina e
Prenestina (2011), ha ripreso il mare seguendo il litorale da Anzio a Fregene
(2013). [9]
Nella primavera del 2009, con il
giro del GRA, nasce Primaveraromana, un progetto che ha fatto del camminare una
pratica creativa di cooperazione e di trasformazione sociale, con la
partecipazione di centinaia di persone, comitati cittadini, centri sociali,
attivisti sociali ed ambientali, comunità territoriali, migranti. Dopo il GRA
sono state percorse le 7 città fuoriporta
(2010) e lanciati gli Stati Generali
della Cittadinanza, inizio di un processo di costruzione condivisa di una
idea di città, sono nate le Agroculture
Nomadi (2010) con la raccolta sociale delle olive dei giardini pubblici e
dei campi abbandonati per produrre l'olio
Pu.Ro., pubblico di Roma, così come delle arance amare, per fare
marmellata, nella prima ricorrenza della cacciata dei lavoratori africani da
Rosarno. Da questa esperienza, dopo la partecipazione, in seno al movimento
mondiale di Occupy, all'Accampata Romana
(2011), nasce il Co.Co.Me.Ro -
Confederazione delle Comunità Metropolitane Romane (2012), progetto di
federazione delle vecchie e nuove comunità territoriali e di pratica, così come
la lista Liberare Roma che alle
ultime elezioni comunali di Roma ha proposto un articolato programma di governo
dell'Oltrecittà, fondato sulla reinvenzione delle relazioni città - campagna,
cittadini - istituzioni, noi - gli altri
e passato - futuro. [10]
È all'interno di questo quadro che
va letto dunque il giro del Grande Raccordo Anulare di Stalker, un'azione che
ha intrecciato tra loro, azione artistica, formazione universitaria e
trasformazione sociale, l'estetico e il politico. In quattro mesi, da marzo a
giugno, abbiamo camminato per 220 chilometri, tredici tratte compiute con gli
studenti e sei uscite costruite con la cittadinanza attiva. Per conoscere e
narrare le trasformazioni e mettere in rete le realtà informali che le andavano
promuovendo o contrastando a seconda dei casi,
lungo quella strada divenuta la più importante di Roma da quando Roma ha
smesso di essere una città. Un anello che sembrava cingere come nuove mura la
città ma che si è trasformato negli anni nella colonna vertebrale di una estesa
dimensione urbana, l'Oltrecittà, i cui destini a nostro avviso dipendono in
gran parte dalla capacità di comprenderne il senso emergente.[11]
Il GRA è stato per noi non tanto
l'oggetto di studio, quanto il filo del racconto di una urbanità in divenire,
in cantiere e in via definizione, che tutto ingloba, distesa apparentemente
senza fine tra insanabili contraddizioni, contraddizioni che riteniamo sia
fondamentale esplorare e condividerne la comprensione con chi le abita, per
poterle trasformare insieme in nuove e creative relazioni. Una delle mappe che
racconta il percorso è disegnata come una ciambella multiforme, di mille
colori, simboli e figure che intende riflettere la realtà molteplice,
contraddittoria e non semplificabile del sistema attraversato: l'autostrada è
quasi sparita, si vedono invece i nostri percorsi a piedi, persone che si
stringono la mano (i comitati di cittadini incontrati), simboli paleolitici del
KA (incontri), tazzine di caffè (ospitalità), punti esclamativi (criticità) e
punti interrogativi (potenzialità). E poi si passa alle macchie colorate degli
usi del suolo e dell'abitare che da queste parti si configura quasi sempre come
enclave più o meno recintate e fisicamente accessibili: Borgate Consolidate,
Toponimi, Piani di zona "pubblici", Piani di Zona
"privati", Casali, Edifici Occupati, Campi rom attrezzati, Campi rom
autorizzati, Baraccopoli, Baracche Singole, Ripari Occasionali, Scheletri
Abbandonati ma riutilizzabili, Rovine romane addomesticate in case, Discariche,
Cave, Zone Industriali, Riserve Naturali, Parchi Urbani, Aree Agricole,
Cooperative Agricole, Pascoli, Orti, Cantieri in costruzione&†E camminando
ecco che gli studenti vedono finalmente quei fenomeni che i libri fanno fatica
a raccontare: le parole appaiono ora in tre dimensioni e si toccano con mano in
tutta la loro portata: Svendita del patrimonio pubblico, Consumo di Suolo,
Compensazioni, Speculazioni Legali, Speculazioni Illegali, Centralità Urbane,
Centri Commerciali, discriminazione e Spazi di Eccezione, Gated Communities. Ma
tra queste parole si può imparare anche a camminare, a muoversi lungo i
Corridoi Faunistici, a immaginare dove sono i Varchi Sotto il GRA, a scorgere i
Passaggi sui Fossi, gli Accessi dei Parchi e delle Tenute, i Punti in cui i
muri e le reti a tutela delle differenze e della incomunicabilità possono
essere scavalcati per tessere inedite relazioni. L'esperienza insegna a come
inciampare, salutare, entrare e mettere in contatto tra loro universi lontani,
bellissimi paesaggi arcaici ancora incontaminati e nuove rovine sociali come le
immense Cave Rupestri di Via di Salone poste proprio accanto al nuovo e
inaccettabile Villaggio della Solidarietà dove Veltroni ed Alemanno hanno
richiuso i Rom. [12]
Dal punto di vista più politico-urbanistico,
il GRA è stato per Stalker un territorio sociale da esplorare e riconnettere e
la nostra è voluta essere un'azione conoscitiva ma allo stesso tempo
trasformativa. Non si è voluto compiere l'esperienza a piedi del GRA per poi
rappresentarlo attraverso gli strumenti dell'arte come la narrazione delle
storie dei personaggi o le belle immagini dei luoghi incontrati. La nostra
azione artistica ha voluto essere civica e condivisa, produrre un
"comune" tra gli spazi attraversati e le comunità che li abitano, cercando
di far emergere e tessere insieme in un disegno di convivenza le pratiche
creative di chi oggi cerca di sfuggire la violenza di una trasformazione
dall'alto astratta e ignorante, guidata solo dal profitto, dalla cancellazione
dello spazio fisico e delle relazioni umane a vantaggio dell'astratto profitto,
una pratica che intende costruire città e cittadinanza. Siamo andati ad
ascoltare e raccontare le voci critiche di chi conosce la terra urbana e ne
difende i beni comuni, chi ne denuncia i guasti ambientali e sociali spesso
proponendo soluzioni alternative, a comprendere le motivazioni di chi al
conflitto risponde con il conflitto. Siamo stati una carovana che chiama a
raccolta altri cittadini, che bussa alle porte e prende appuntamenti per
conoscere modi di abitare diversi, lotte e progetti spesso inascoltati e
sconosciuti alla gran parte del pubblico del grande spettacolo metropolitano.
Il senso politico del nostro andare è un tentativo di costruire reti intorno al
GRA per mettere in relazione chi da anni lotta per lo stesso problema chi è
parte di uno stesso conflitto, chi non vede in un quadro più allargato le
interconnessioni tra fenomeni a prima vista non comunicanti. Tutto questo lo
abbiamo raccontato da Stalker, performandolo con i nostri corpi: entrando di
soppiatto in proprietà private, scavalcando recinzioni, andando a suonare ai
citofoni, chiedendo ospitalità a chi poteva offrirci un caffè o un bicchier
d'acqua e nel frattempo condividendo conoscenze, con quell' impertinenza,
ovvero non appartenenza, propria di chi vuol fare della propria ricerca assieme
una esperienza di vita, un progetto politico ed una opera d'arte
Dal punto di vista artistico abbiamo
lavorato su quella che già è una opera d'arte, perché il GRA non è solo una
infrastruttura ingegneristica, una anticipazione urbanistica, un piano
regolatore in via di attuazione, il GRA è anche e soprattutto una opera d'arte,
un oggetto che può essere letto al di là della sua funzione, nel suo aspetto
non funzionale, meramente performativo. Renato Nicolini ne aveva accennato
chiamandola macchina celibe duchampiana[13]. Ma
il cerchio disegnato da Eugenio Gra con la matita sulla carta e poi con i
bulldozer sulla terra, lo si può interpretare anche come un'enorme scultura di
Land Art, un grande circolo primordiale di pietre neo-neolitiche che Richard
Long o forse Michael Heizer hanno portato a dimensioni enormi, un lungo spazio
di asfalto per prolungare all'infinito la sensazione di fine dell'arte raccontata da Tony Smith nella sua estasi notturna
nel cantiere della New Jersey Turnpike, un fiume di macchine dove interrogare i
Nuovi Monumenti del Passaic River di
Robert Smithson[14]. Se si guarda oltre
l'aspetto politico-urbanistico, il senso del nostro giro a piedi è stato il
compiere una seconda opera usando l'opera GRA come supporto. Un sentiero
animale che canta l'anello di asfalto gironzonandogli intorno, un percorso che
celebra un percorso. Alla fine del giro quello che ci è rimasto dentro credo
sia proprio la dimensione di una grande esperienza estetica: abbiamo fatto a
piedi l'intero giro del GRA, punto.
Come spesso accade l'esigenza di
rendere tangibile il lavoro realizzato è stata una cartografia del cammino
fatto, un'opera condivisa con un maestro ramaio rom rumeno, Mozzo, un grande
piatto in rame con incisa una sintetica mappa di Roma e attorno al raccordo il
merletto del nostro girovagare a connettere le tante borchie che testimoniano
le comunità impegnate nella trasformazione dal basso del territorio. Insieme a
questo lavoro insieme la mappa dei commons
e delle enclave[15]
che prefigura l'uso di spazio comune, assieme agricolo, sociale e culturale dei
lacerti di agro, circondato dalle enclave abitative della città contemporanea,
luogo di rifondazione della socialità nell'Oltrecittà, hanno raccontato il
nostro viaggio, la voglia di tenere insieme visione poetica e visione politica,
o meglio la nostra poetica per reinventare la politica: il GRA grande
racconto dell’andare e il GRA grande
raccordo dell’autorganizzazione.
A testimonianza di questo complesso
ed instabile equilibrio tra estetico e politico, che attraversa Stalker e ci
attraversa personalmente, abbiamo portato due testi, l’appello iniziale a Rom Rumeni e Romani che il 21 marzo 2009
ha chiamato a partecipare al nostro giro del GRA aprendo la stagione
dell’azione di creatività sociale di Primaveraromana e la seguente riflessione
personale a conclusione dell’ultima tappa del giro del GRA, il 21 giugno 2009:
GRA, 24 giugno 2009
Sabato notte, ai margini di Malagrotta, si è concluso il
giro del GRA pernottando tra gli alberi di un parchetto della grande terra dei
vulcani. Vulcani di immondizie ricoperte di terra e vulcani di pietre a diverse
granulometrie sciacquate in laghi cavi pullulanti di gabbiani. Vulcani che
crescono ogni giorno di uno strato e che si rimodellano costantemente. Un
paesaggio sterminato e inaspettato, "entropico" direbbe Robert
Smithson, dove una nuova natura viene generandosi senza possibilità di ritorno,
irreversibile. Il giardino dove siamo è un luogo artificiale, un terreno quasi
piatto con finti rilievi, una sorta di giardino romantico con alberi piantati
senza geometrie e sentieri sinuosi. Il tutto su una terra molto probabilmente
contaminata, forse c'è una vecchia discarica sotto questa terra, ci potrebbe
essere di tutto. Con il ponentino il paesaggio con le nostre tende viene
avvolto da un fetore come di immenso cassonetto, non c'è via di scampo. La
sera, dopo il rinterro dei rifiuti arrivano a prendere il fresco gli abitanti
della borgata Massimina, cani al guinzaglio, biciclette, comitive, un gruppo di
famiglie rumene balla e festeggia accanto a noi fino a tarda notte. Due di loro
hanno dormito avvolti nella nostra mappa di ricami rossi e passi neri. Ieri
nella sosta pranzo su quella mappa abbiamo fatto il gioco del Grande Racconto
dell'Andare in cui ognuno sceglieva un luogo attraversato durante questi mesi.
Concentrandomi non mi veniva in mente un luogo preciso da raccontare, ma
pensavo soprattutto alla terra, non Terra intesa come globo, ma come terra di
terreno che sta per terra. Abbiamo calpestato e visto una enorme quantità di
terra. E mi è rimasta particolarmente impressa quella terra che abbiamo
incontrato sugli altipiani tra Castel Giubileo e la Bufalotta. Scendevamo in
trenta da una collina di territorio vergine, di campagna romana intatta,
sterpi, rovi e verdure selvatiche. A un certo punto quella terra veniva coperta
da altra terra, milioni di metri cubi di terra degli scavi del GRA e dei nuovi
quartieri. Da lì partiva una nuova montagna che arrivava fino alle ruspe e alle
gru dei cantieri in alto. Il limite basso della collina era irregolare come la
colata di asfalto realizzata da Robert Smithson, Asphalt Rundown, anche quella
per altro a pochi passi dal GRA sulla Laurentina. Non c'era una recinzione tra
le due terre, quella terra fresca continuava ad avanzare giorno dopo giorno,
camion dopo camion. Tutta l'orografia, per ettari ed ettari, stava velocemente
mutando, e quella collina romana appena attraversata due mesi fa, oggi è forse
già diventata anche lei di Nuova Terra. Una terra di colore uniforme a
granulometria fine, un materiale omogeneo, senza macchie, artificiale. È con
questa terra che la città si trasforma, non è il vituperato cemento né il
velenoso asfalto degli ambientalisti, ma è terra su terra. L'atto primario di
fondazione avviene mutando la natura stessa della terra. Come il primo campo
incolto e poi sconvolto dall'aratro neolitico.
Questo succede per chilometri tutto intorno a Roma, a una
velocità che non si era mai vista prima d'ora nella sua storia. La città
sommerge di terra la campagna e ci costruisce parcheggi, strade, palazzine e
centri commerciali. Lo so è banale, tutti lo sanno, e infatti se mi chiedo cosa
ho imparato camminando in questi mesi non è il fenomeno in sé ma la sua
dimensione, qualcosa che le cifre contate in milioni di metri cubi e in
migliaia di ettari, non riescono a farti percepire. Nella mia vita non avevo
mai assistito a Roma a una velocità simile, è qualcosa di simile alla crescita
degli anni sessanta, ai palazzi che vedeva spuntare Pasolini tra i prati. Ma le
proporzioni sono moltiplicate, è la scala che sconvolge.
Forse ieri in quanto professore del Corso avrei dovuto dire
qualcosa prima di andare a dormire in tenda, magari provare a fare un discorso
finale, tirare qualche conclusione, qualche commento o porre semplici domande
per dare spazio agli altri, agli studenti. tutti siamo in realtà studenti in
questo corso e neanche io non so ancora bene dire che cosa ho imparato, sono
stato riempito di spazi e vite molto differenti tra loro, cittadini che non
sempre abbiamo in mente quando pensiamo "città": guardacasali
indiani, floricoltori pachistani, contrade semiagricole piene di cinesi, operai
rumeni che si costruiscono la casa, russi e maghrebini che insieme occupano una
fabbrica, signore romane in finestra, o in garage diventati cucine familiari,
vecchietti a cui le ruspe hanno divelto i loro orti, vecchietti che vanno a
tagliare l'erba per i loro conigli sulle aiuole del GRA, portieri di
villettopoli inaccessibili, comitati di signori che subiscono soprusi inauditi.
Canticchio a mezzanotte va la ronda del piacere. Devo dire
che tutto questo provoca un immenso benessere per l'anima, non è un piacere
fisico infatti ma qualcosa che sa di foresta primordiale che arriva agli strati
più animali del nostro cervello. È quella sensazione di rettile, di cinghiale
in fuga, di volpe che passa sotto la rete, forse di lupo, di lupa, poi più
domesticamente un cane, poi più semplicemente un uomo, a piedi.
[1] Testo di Lorenzo Romito per Stalker, che
lancia il progetto “G.R.A. - Geografie dell’Oltrecittà - In cammino per una
inversione di marcia” - 21 marzo - 21 giugno 2009. Un progetto di Stalker, Corso di Arti Civiche
della Facoltà di Architettura di Roma Tre, Primavera Romana. I materiali del
GRA sono reperibili sui blog del Corso http://www.artecivica2009.blogspot.com/
e di Primaveraromana 2009 http://primaveraromana.wordpress.com/primavera-romana-2009/.
Sull’esperienza Giorgio De Finis ha girato una serie di puntate Appunti dal G.R.A., prodotte da In Iride
Sfoggio, andate in rete su Pandora TV e oggi non più visibili.
[2] Niccolò Bassetti e Sapo Matteucci, Sacro Romano Gra, Quodlibet Homboldt,
Milano 2013. Sul Progetto Sacro Gra di Nuovi Paesaggi Urbani http://www.sacrogra.it/. Una critica al
progetto, da noi condivisa, è stata scritta da Antonello Sotgia in la Grande Rinuncia all’Abitare http://www.globalproject.info/it/produzioni/sacro-gra-ovvero-la-grande-rinuncia-allabitare/15249
[6] L’archivio di tutti i materiali
comprensivi di mappe, testi, diapositive è stato acquisito in forma di grande
installazione multimediale dallo Stato Francese ed è oggi parte del Fonds
National d’Art Contemporaine. In francia è anche stato pubblicato il libro di
Stalker, Stalker à travers les
Territoires Actuels, Jean Michel Place, Paris, 2000, tutti i materiali sono
scaricabili dal web su: [6]http://www.osservatorionomade.net/tarkowsky/giro%20di%20Roma/giro02.html
[7] Dal Manifesto
Stalker del 1996 http://www.osservatorionomade.net/tarkowsky/manifesto/manifest.htm
[9] Le camminate del Corso di Arti Civiche
sono su http://www.articiviche.net/LAC/arti_civiche/arti_civiche.html.
[10] Sull’Accampata Romana http://accampataroma.altervista.org/index.html;
su Co.Co.Me.Ro http://ilcocomero.wordpress.com/
[11] Sul concetto di Oltrecittà vedi Lorenzo
Romito, Campagna Romana: Byondcity, distances and belongings, in Mark Swenarton, Igea Troiani, Helena Webster (editors),
“The politics of making” Routledge Oxford, 2007 anche su: http://books.google.it/books?id=LTi99s2Yto4C&pg=PT6&lpg=PT6&dq=Lorenzo+Romito+politics+of+making&source=bl&ots=41dga5gUEN&sig=cAHm6IUr20IYoERp8ETfY1Ftr1I&hl=it&sa=X&ei=L0fIUoeVBInyyAPQoYHQDw&ved=0CDMQ6AEwAA#v=onepage&q=Lorenzo%20Romito%20politics%20of%20making&f=false
[12] Quella descritta è la mappa delle
Geografie dell’Oltrecittà scaricabile da http://primaveraromana.wordpress.com/primavera-romana-2009/graracconti/geografie-delloltrecitta/
,
[13] Renato Nicolini, Una macchina celibe, in AA.VV, Grande Raccordo Anulare
“Gomorra” n. 9, numero monografico, meltemi, Roma 2005, pp 24-26. Il testo è
ripubblicato in Niccolò Bassetti e Sapo Matteucci, Sacro Romano Gra… op. cit. Per una bibliografia di base sul GRA
vedi anche: Marco Lodoli, Grande
Raccordo: i racconti di un'umanità di frontiera, Bompiani, Roma 1989-1991;
Mario De Quarto, Grande
Raccordo Anulare. Alla ricerca dei confini di Roma, Avagliano, Roma 2005-2008. Sulla relazione tra il Progetto Sacro
Gra e la storia del camminare si segnala un recente articolo di Franco Purini,
Storie dell’Anello intorno a Roma su Alias del Manifesto http://ilmanifesto.it/storie-dellanello-intorno-a-roma/.
[14] I riferimenti sono ad opere ed artisti
trattati nel libro di testo del Corso di Arti Civiche: Francesco Careri, Walkscapes. Walking a san estetic practice /
El andar como practica estetica, Gustavo Gili, Barcelona, 2002; trad. it. Walkscapes. Camminare come pratica estetica,
Einaudi, Torno 2006.
[15] La mappa e il piatto in rame sono state esposte a Rotterdam
(International Architectural Biennale Rotterdam, 2009 ) e Istanbul (Istanbul
Biennale, 2010) all'interno della mostra "Open City, designing
coexistence", a Vic all'interno della mostra "Apamar. Gràfiques,
mètriques i polítiques de l'espai (2011)" e a Barcellona all'interno della
mostra " Artesans. Construccions col·lectives de l'espai social"
(2012). La mappa "commons
ed enclave" è scaricabile su
http://primaveraromana.wordpress.com/primavera-romana-2009/comunita-benicomuni-e-reti/
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