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https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/17549175.2024.2348786
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Workshop a cura di Francesco Careri (Stalker / UniRomaTre); collaboratori: Edoardo Fabbri, Simone Lavezzaro, Alberto Marzo, Sara Monaco e Claudia Faraone (ETICity)
Nel 1959 l’Internazionale Situazionista aveva organizzato allo Stedelijk Museum di Amsterdam una mostra dal titolo Die Welt als Labyrinth / Il Mondo come Labirinto, un’opera collettiva pensata come un unico ambiente labirintico che percorreva il museo dall'esterno all'interno. Il pubblico entrava liberamente "come garanzia di non sottomissione all'ottica dei musei" da un grande buco nel muro come una breccia da scavalcare, e da qui cominciava un percorso con porte a senso unico, la cui lunghezza poteva variare dai 200 metri ai 3 chilometri a seconda delle porte che si aprivano, mentre il soffitto variava continuamente fino ad un'altezza di quasi un metro. L’ atmosfera interna era una commistione di interni domestici ed esterni urbani, con piogge, venti, nebbie artificiali, giochi luminosi, termici e sonori, insieme a veri e propri ostacoli che disorientavano e spaesavano gli spettatori che avrebbero dovuto perdersi costruendo i propri percorsi. La mostra non ebbe luogo per controversie con il direttore del museo che per motivi di sicurezza aveva interferito con la creazione del labirinto sottoponendolo alla supervisione dei vigili del fuoco. Una riunione del gruppo votò all'unanimità di annullare la mostra. In omaggio alla mostra non realizzata dei situazionisti, si propone di esplorare il labirinto di Venezia perdendosi attraverso la teoria della deriva urbana, e interrogandosi su cosa significa la parola walkability in una città turistica ed escludente non solo per chi è privo di abilità fisica ma anche di documenti, di cittadinanza o semplicemente di reddito.
Xu Xiake e l’arte del
vagabondare tra le nuvole
Perché Bodhidharma venne in Cina?[1]
È questa una delle più classiche domande che i maestri zen facevano ai loro
discepoli: un koan su cui meditare
per giorni, mesi, forse anni, senza mai trovare la giusta risposta. Perché una
giusta risposta non c’è, c’è casomai una lunga Via da percorrere, il Tao,
e se saremo capaci di cercarla riusciremo forse a trovare la risposta, o meglio ad
essere trovati dall’illuminazione. Allo stesso modo, leggendo questo
bellissimo diario di viaggi, paesaggi e di incontri, viene da chiedersi: Perché
Xu Xiake ha camminato tanto? Perché è partito da casa a ventidue anni e fino
alla sua morte, a cinquantasei anni, non ha mai smesso di camminare? Probabilmente
anche a questa domanda non c’è risposta. E per risponderci veramente, dovremmo
uscire ora di casa, cominciare a camminare, meditare, perder tempo. Lasciare
alle nostre spalle il tempo funzionale-lavorativo e ritrovare il tempo ludico
contemplativo, impiegare tutto il tempo necessario a comprendere la via. E poi chissà un giorno essere
trovati dalla risposta, perché non è proprio vero che ci cerca trova, ma
casomai accade che “chi cerca è trovato”, come diceva mio padre. Non sarà
dunque quella di leggere questo testo introduttivo, la via per comprendere a fondo il cammino di Xu Xiake, e probabilmente
non riusciremo qui a dare la giusta risposta a questa domanda. Possiamo
cominciare a percorrerla e a cercarla a partire dai suoi Diari, le uniche tracce che ci possono aiutare in questo cammino. E
chi vorrà partire sui suoi passi potrà farlo ora, magari portando con sé un
diario su cui raccontare la via con
la consapevolezza di un evento, di “diventare degni di ciò che accade”[2],
oggi nel nostro mondo come Xu Xiake nella Cina del XVI secolo.
Il 15 marzo 2024, alle ore 14,30, nell'aula Adalberto Libera dell'Ex Mattatoio di Roma, il Master Studi dell'Ambiente e del Territorio / Environmental Humanities, vi invita alla conferenza Le paysage est une traversée di Gilles A. Tiberghien, filosofo e studioso delle relazioni tra architettura, arte e natura. La conferenza è in collaborazione con l'Accademia di Francia a Roma - Villa Medici, sarà introdotta da Francesco Careri e Daniela Angelucci coordinatori del Modulo di Estetica del Territorio e prevede gli interventi di Francesca Alberti, Alix Boillot, Dario Gentili e Annalisa Metta.
Stalker Attraverso i Territori Attuali 1995 tempera acrilica su poliestere e puntinato con uniposca bianco |
LA VRAIE LEGENDE DE STALKER
Testo scritto nel 2004 per il catalogo Stalker dell'omonima mostra personale al CapcMusée d’art Contamporaine de Bordeaux, a cura di Thierry Davila e Maurice Frechuret, editions fague. Ripubblicato nel libro Le paysage est une traversée, éd Parenthèses, Marseille 2020 (traduzione italiana in fondo al testo francese)
L’esposizione che si inaugura al Capc (Centre d’Arts Plastiques Contemporains) di Bordeaux il 5 febbraio 2004 coincide con i dieci anni di attività di Stalker. Questa coincidenza lungi dall’essere fortuita, visto che l’atto di nascita del “gruppo” è stato assolutamente frutto del caso e varia se si considera questo o quell’evento più o meno incisivo dell’altro. Se si guarda il nome “Stalker”, si dovrebbe far riferimento al 1995. Se si prende come criterio il momento dove s’incontrano i primi partecipanti di questo collettivo informale, allora si arriverà alle manifestazioni e alle occupazioni studentesche dei decenni precedenti, e si potrebbe scegliere come riferimento il 1990. Se si pensa alla fine dei loro studi e al momento in cui gli Stalker cominciano a definirsi tali, allora si può pensare al 1993, stesso anno in cui si attiva l’operazione politica di lotta contro la corruzione, conosciuta in Italia come all’estero con il nome di “Mani Pulite”. Infine, se si considerano che gli Stalker segnano la fine di un’epoca e reagiscono ad uno stato di deterioramento del panorama politico italiano e internazionale, tenderemmo a far riferimento al 1994, che è anche l’anno in cui entra nella scena politica il “Cavaliere” dalla sinistra figura.
TEORIA DELL’ARCHITETTURA (4 CFU)
docente: Prof. Arch. Francesco Careri
collaboratori: Jacopo Cantalini, Lisa Carignani, Edoardo Fabbri, Alberto Marzo
Opzionale per le Lauree Magistrali in Progettazione Architettonica e Progettazione Urbana
(modulo del Laboratorio di Restauro del Patrimonio Architettonico)
Martedì dalle 14.00 alle 18.00
In occasione della conferenza di Gilles A. Tiberghien del 15 marzo al Master Environmental Humanities, pubblico qui la sua prefazione al mio libro Walkscapes, scritta per la prima edizione del 2002. (traduzioni inglese e spagnola in fondo al testo)
La città nomadeCon Walkscapes Francesco Careri fa qualcosa di più che scrivere un libro sul camminare inteso come strumento critico, come modo ovvio di guardare il paesaggio e forma emergente di un certo tipo di arte e di architettura. L’autore fornisce al gruppo Stalker, in origine composto da giovani studenti di architettura, un’opera che in qualche modo ne radica le attività nel passato, ne determina in ogni caso una genealogia, alla maniera di André Breton che considerava il surrealismo come una sorta di coda di cometa del romanticismo tedesco, e come hanno fatto i romantici di Jena stessi nella loro rivista «Athenaeum» annettendosi Chamfort, Cervantes o Shakespeare e dichiarandoli romantici ante litteram. O come anche Smithson, che nel suo ultimo testo su Central Park faceva del suo creatore, Frederick Law Olmstead, un progenitore della land art.
CIVIC ARTS + TEORIA + MASTER (6 CFU)
docente: Prof. Arch. Francesco Careri
collaboratori: Jacopo Cantalini, Lisa Carignani, Edoardo Fabbri, Alberto Marzo, Ginevra Vitelli
opzionale per il 3° anno della LT e per tutte le Lauree Magistrali
Giovedì dalle 14.00 alle 20.00 (itinerante)
Mostra a cura del Laboratorio di Città Corviale in occasione del Festival delle Periferie e Museo delle Periferie (5 -11 giugno).
A distanza di venti anni dal suo primo ingresso nel quartiere, la variegata galassia di Stalker torna a Corviale. Tra i materiali in esposizione l'Archivio Immaginare Corviale di Stalker/Osservatorio Nomade (2003-2006); Misurarsi con Corviale, di Stalker/NoWorking (2022), Il Laboratorio Condominiale, di Stalker/Museo Relazionale (2023), Learning from Corviale, di Stalker/Arti Civiche (2022), Situation Room, con immagini e immaginari nati intorno al Serpentone.
orari di visita: durante la settimana del festival mercoledì 7 dalle 11.00 alle 13.00, il giovedì 8 e venerdì 9 dalle 15.00 alle 18.00; dopo il festival la mostra sarà visitabile ogni mercoledì dalle ore 15.00 alle ore 18.00. Sarà possibile prenotare visite guidate negli altri giorni telefonando al numero: 392 4756687 oppure scrivendo a: laboratoriocorviale@gmail.com
Articolo pubblicato in: María Bastianes y Andrés Catalán (ed. y trad.), Pier Paolo Pasolini, Maravillosa y mísera ciudad, Ultramarinos, Barcelona, 2022, pp. 222 – 237. Successivamente in: Giorgio De Finis e Claudia Pecoraro, Periferi@, Castelvcchi, Roma 2022, pp. 320 – 329; in corso di pubblicazione con il titolo Rome, Does Pasolini Still Live Here? Amongst shanties, tower blocks, Roma camps and squats, in: Michael Obrist e Antonietta Putzu, The Last Grand Tour, Wien 2023.
Quest’ anno, il 2022, è stato il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, poeta, regista e scrittore e giornalista, testimone attendo delle mutazioni sociali e urbane che tra gli anni Cinquanta e Settanta trasformavano il volto di Roma. La sua morte violenta, avvenuta nel 1975 nella spiaggia ad Ostia, è uno dei tanti misteri italiani ancora avvolto nelle nebbie giudiziarie. Dopo la Città Spontanea delle baracche e dei tuguri, Pasolini non ha potuto vedere i nuovi campi di concentramento per i Rom né i palazzoni brutalisti della Città Pubblica. E seppure avesse profetizzato i barconi dei migranti, non poteva immaginare la Città Meticcia prodotta dalle occupazioni dei movimenti di lotta per la casa. Questo articolo racconta la Roma descritta nei testi di Pasolini per intrecciarsi con le esperienze di chi scrive con Stalker e in seguito con il Dipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre.
Martedi 28 giugno 2022
si svolgono gli esami di Arti Civiche in giro per il serpentone venite a trovarci dalle 09.00 alle 24.00 siamo qui.
Mappa degli interventi: https://padlet.com/flaco23atos/d6khkbx5ri9kpuf4
Deriva Urbana organizzata dal Centro Dramatico Nacional di Madrid
https://dramatico.mcu.es/?s=deriva+urbana
video e testo di Juliàn Barrale
Un sábado como cualquiera
3 alarmas entre las 8 y las 8:30 fueron suficientes. Una cafetera y una milanesa ‘napolitana’ del último almuerzo. Línea 5 desde La Latina hasta Nuñez de Balboa y línea 9 hasta Rivas Vaciamadrid, próxima estación Estrella, 9:50. Desde Rivas Urbanizaciones, la realidad no es tan interesante si no la provocamos.
El viento entre los cuerpos y las columnas huele a mar, se huele el puerto. En la Plaza Castilla de la Mancha está prohibido jugar a la pelota. Los sábados de primavera, el sol está más cerca que el piso. Voy último y no llevo prisa. El grupo como un río se escurre hacia donde baja la pendiente. No puedo cruzar por la senda peatonal, voy por la calle, a contramano. Salto las escaleras. Me muevo como un caballo, en el damero rojo y blanco del vecindario. 2 y 1, 1 y 2, 2 y 1. Trepamos nuestra psiquis para encontrar las mejores vistas de la bahía, el silencio celeste de los pájaros y el barrio de la luna.
Uno da la dirección, lo seguimos con la mirada y luego, rotamos quien dirige. Un muro nos separa de la cañada. Escribimos con los pies. Algo innatural está pasando, ahí donde no hay que estar. Interrumpir los espacios, asustar pero no tanto. Tropezamos con una ilusión. ¿Qué baile es? ¿Flamenco? ¿Danza del vientre? ¿Árabe? ¿Indiano? ¿Oriental? No todo es igual. Un living de niños, donde termina la ciudad y empiezan los conejos. Dejando que pasen cosas, sin intención de buscar algo, un espejismo en la siesta del Sector 6: 12 cafés, 5 acuarius y 6 cocacolas.
Seminario Internacional de Poetas Itinerantes
Julián Barrale
Articolo pubblicato in: Laboratorio CIRCO (eds), CIRCO. Un immaginario di città ospitale, Bordeaux Edizioni, Roma 2021, pp. 21-32
Tutti gli anni, verso il mese di marzo,
una famiglia di zingari cenciosi piantava la
tenda vicino al villaggio,
e con grande frastuono di zufoli e tamburi
faceva conoscere le nuove invenzioni.
Prima portarono la calamita. Uno zingaro
corpulento, con barba arruffata e mani di passero,
che si presentò col nome di Melquíades, diede
una truculenta manifestazione pubblica
di quella che egli stesso chiamava l’ottava meraviglia dei savi alchimisti della Macedonia.(Gabriel Garcìa Màrquez, Cent’anni di solitudine, 1969)
Domanda: Ci piacerebbe ricostruire la genealogia del progetto CIRCO come l’ultima tappa di un percorso più lungo alla ricerca di uno spazio di relazione con l’alterità, tra l’andare e lo stare, tra nomadismo e sedentarietà. Se tu dovessi trovare un inizio da dove cominceresti?